Mese: luglio 2014

E se facessimo una cosa alla volta?

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Buone vacanze!!
Buone vacanze!!

Siamo in piena generazione 2.0, non passa giorno che la tecnologia non ci presenta una novità che ci permette di essere ancora più connessi, in modo sempre più rapido, con possibilità infinite di cose da poter fare con un unico strumento. Premetto che sono un autentico appassionato della tecnologia e che se il pc o la rete si inchiodano o ci mettono qualche centesimo di secondo in più per fare una operazione, sono il primo ad arrabbiarmi, per non parlare di come mi incavolo quando attraversando una galleria la comunicazione cade (a proposito: cari Signori delle telecomunicazioni e della Società Autostrade vi pare normale che nel 2014 non avete ancora pensato di cablare le gallerie?).

Detto questo però non dobbiamo confondere multitasking con confusione e pensare che più cose facciamo in contemporanea, migliori saranno i risultati che otterremo. L’esempio è presto fatto, mettere sul fuoco tanta carne in contemporanea in una sorta di mega grigliatona non ci da la sicurezza che mangeremo tutti pietanze cotte a puntino, anzi è facile che nella fretta di dover controllare quella bistecca all’estrema destra, la salsiccia all’estrema sinistra tenderà a bruciarsi senza che riusciamo ad accorgerci.

Lo stesso nel lavoro di tutti i giorni, iniziare innumerevoli progetti contemporaneamente è la miglior garanzia per vederli naufragare quasi tutti: tablet, pc, smart phone sono tutti strumenti eccezionali che ci consentono, questo si, di essere connessi anche a chilometri di distanza, in condizioni disparate e di poter raggiungere l’obiettivo prima del previsto, guai però pensare che possono permetterci di fare nella stessa quantità di tempo, dieci progetti di fila. Lo stress elevato, l’insonnia, l’incapacità di vivere relazioni “reali” rifugiandosi solo nel virtuale, l’altissimo rischio di essere fraintesi (nei social network è all’ordine del giorno) sono solo alcune delle problematiche diventate di pubblico dominio nella società moderna.

Ritroviamo allora la capacità di programmare, non immaginate quanti manager anche famosi, non sono in grado di gestire un’agenda e di come facciano saltare appuntamenti presi da tempo solo perchè nell’essere multitasking, si sono dimenticati di avere l’agenda piena ed hanno continuato ad accavallare gli uni sugli altri (questo nonostante agende cartacee, agende digitali, allarmi e quant’altro); impariamo a delegare, soprattutto se siete capi, non potete pensare di fare tutto voi e di avere sempre l’ultima parola su tutto, questo servirà anche a responsabilizzare e motivare i vostri collaboratori. Questo vale tanto nel lavoro quanto nella vita privata; torniamo a concentrarci su una cosa per volta e ad utilizzare la tecnologia per arrivare prima all’obiettivo, non per creare ulteriore confusione, in poche parole torniamo a privilegiare la qualità alla quantità.

Un post che mi è venuto di getto, sarà perchè è l’ultimo prima delle ferie e la vacanza è sempre un momento per riappropriarci delle nostre vite, per programmare il futuro, per goderci un pò di sano riposo, magari in spiaggia o in montagna con un buon libro cartaceo da sfogliare e con la famiglia da gustare.

Ci rivediamo a settembre!! Buone vacanze!!

La forza di chiedere “scusa”

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Sul Corriere della Sera di sabato 19 luglio sono stato subito attratto dall’articolo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna dal titolo “Sorry non vuole più dire mi dispiace” in cui prendendo spunto dal video della pubblicità Pantene (che trovate ad inizio del post), ci spiega come nella maggioranza delle culture occidentali la parola “scusa” sembra essere ormai passata di moda.

Certo, dire scusa in modo del tutto gratuito o per semplice convenzione non ha certo alcun valore ed è tanto inutile quanto non dirlo affatto; cosa diversa riuscire a chiedere scusa per ammettere i propri errori. Il video di Pantene dal titolo “Not Sorry” mette in evidenza proprio il primo lato dello chiedere scusa, quello convenzionale che in realtà significa proprio il contrario ovvero per la serie “scusa eh!! Ma esisto anche io”, inutile quindi dirlo meglio non dirlo proprio e reagire come giustamente fanno le donne nello spot, ovvero manifestando assertività quindi ribattendo alla “scortesia” con determinazione, senza però essere mai sopra le righe.

Avere la forza di chiedere “scusa” per i propri errori, tanto per intenderci quello che nell’articolo la Rizzacasa d’Orsogna lega alle parole della famosissima canzone di Elton Jhon “Sorry seams to be the hardest word”, sembra veramente essere diventata una chimera. La società occidentale oggi è sempre più basata sull’individualismo, sul carrierismo spinto, sul tenere sempre i toni alti per qualsiasi cosa: risse che sfociano in omicidi e che prendono il via da banalità, una precedenza non data, uno scontro fortuito mentre si cammina, ragazze che si picchiano tra loro per dimostrare chi è la più forte, ragazzi che rischiano la vita o si rovinano la fedina penale per fare bravate e dimostrare di poter essere accettati dal gruppo… insomma oggi la violenza, l’alzare la voce, la maleducazione ed il dover sempre dimostrare in modo sbagliato di avere “le palle”, passatemi il francesismo, è diventata la base della nostra società.

Abbiamo completamente perso il senso di solidarietà nei confronti di una sempre più accentuata competitività, ci stiamo isolando sempre di più e parallelamente aumentano i disagi mentali che questo stato comporta. In questo contesto ripartire dal saper chiedere scusa per gli errori commessi, non è mai un segno di debolezza anzi è una virtù che aumenta la nostra forza come persone, non è un caso che nella cultura giapponese chiedere scusa è considerato, appunto, una virtù e dimostra che una persona ù in grado di assumersi le sue responsabilità senza ribaltarle su altri.

In questo contesto non posso non citare lo psicologo Daniel Goleman che sul famosissimo testo Intelligenza Emotiva dice testualmente: “…se cercheremo di aumentare l’autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri sentimenti negativi, di conservare il nostro ottimismo, di essere perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare le nostra capacità di essere empatici e di curarci degli altri, di cooperare e di stabilire legami sociali, potremo sperare in un futuro più sereno.” Tornare ad avere la forza di chiedere scusa è sicuramente parte di questa ricerca di un nuovo futuro, più sereno e con maggiori possibilità di tornare a mettere al centro di tutto la persona e le sue emozioni positive.

In fondo, come dice Antoine de Saint-ExupéryNon si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.

Alla prossima!! 

I costi di una cattiva gestione delle risorse umane

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imageNelle ultime settimane mi è capitato spesso di imbattermi in PMI che non gestiscono affatto le risorse umane o meglio che pensano di gestirle ma in realtà al massimo sono dotate di una persona che gestisce la fase amministrativa e nulla più (buste paga, contratti, ecc).

In questi casi il mio referente diventa il titolare dell’azienda, colloquiando con lui emerge chiaramente la convinzione che l’azienda stia facendo molto per le persone che ci lavorano e che il miglior gestore dei propri collaboratori è proprio lui che notoriamente non sbaglia mai un colpo soprattutto quando si tratta di selezionare e piazzare la persona giusta al posto giusto o di adottare politiche retributive eque ed organizzare corsi di formazione che sicuramente serviranno ai propri collaboratori.

Nella stragrande maggioranza di questi casi, basterebbe fare una indagine di clima aziendale e potete scommetterci che i risultati confermerebbero l’esatto contrario di quanto affermato dal titolare; fortunatamente in alcuni casi mi imbatto in aziende illuminate con imprenditori che hanno capito che non possono essere tuttologi e che riconoscono che la gestione delle risorse umane è un fattore centrale per il successo dell’azienda.

Queste mie affermazioni sono state recentemente suffragate da un articolo comparso venerdì scorso nel Corriere della Sera dal titolo “Quanto costa il talento sbagliato?” a firma Iolanda Barera, in cui emerge ad esempio, quanti costi si possono nascondere dietro una selezione del personale fatta in modo autonomo senza utilizzare professionisti nelle risorse umane.

Si scopre ad esempio che se un’azienda inserisce una persona in ambito vendite con esperienza dai 3 a i 5 anni, e la persona si scopre poi non essere adatta all’azienda non superando il periodo di prova, quest’ultima ci perde ben 44 mila euro tra annuncio, tempi per la selezione fatta dal titolare in persona (fate un pò il conto di quanto costa 1h di un imprenditore) e lo stipendio per i mesi del periodo di prova.

La stessa cosa succede se invece si ha la fortuna di selezionare la persona giusta ma poi non si adottano le giuste politiche di employer branding per cui il candidato prende e se ne va alla prima occasione utile, in questo caso lo studio riportato nel Corriere dice che il costo è di 78 mila euro per l’azienda.

Le aziende non possono più prescindere dal dotarsi di un sistema di gestione delle risorse umane che valorizzi al massimo capitale umano e contribuisca con il suo operato alla costruzione del vantaggio competitivo. Capisco che nelle PMI, assumere un professionista a tempo pieno che si occupi di risorse umane può sembrare un costo, in alcuni casi difficile da digerire (soprattutto in periodi come quello attuale); esistono però molte forme per potersi dotare di un sistema di gestione delle risorse umane senza rinunciare al controllo dei costi, come ad esempio rivolgersi a professionisti che possono operare in azienda in forma di temporary manager, per il tempo necessario e le tasche dell’azienda.

Il passo principale da compiere è quello, da parte dell’imprenditore, di prendere atto che le risorse umane sono un fattore strategico per l’impresa e che come tali devono essere seguite con professionalità e competenza senza improvvisazione, una volta capito questo la strada è in discesa e le soluzioni si trovano, l’importante è non aspettare.

Alla prossima!!

Alla fine quello che conta siamo noi stessi

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Succede che quando pensi di avere tutto sotto controllo, inevitabilmente ti imbatti in quell’imprevisto che rimette tutto in discussione.

Le sicurezze vacillano, cerchi di capire perché sta succedendo…. ragioni, ragioni, ragioni ma non trovi risposte; ripercorri tutta la strada e fatichi a trovare un errore, un dubbio, una incertezza che può aver scatenato quell’imprevisto, creato quell’ostacolo, eppure è accaduto…. e ora sei li, immobile quasi impietrito che non sai cosa fare.

Sei davanti ad un bivio, continuare e far finta di nulla, vivere alla giornata, non programmare il futuro, certo che sia meglio affrontare le difficoltà quando si presentano piuttosto che stabilire obiettivi per il futuro, con il rischio che la vicenda si ripeta di li a poco, con sensazioni sempre più devastanti a livello psicologico oppure rimetterti in discussione, capire cosa è successo, dove hai sbagliato e scegliere la strada della responsabilità, della disponibilità al cambiamento, quello vero, non quello sulla carta o quello che consigliamo agli altri ma che difficilmente poi applichiamo a noi stessi.

Vivere il qui ed ora certamente, puntando però al futuro, stabilendo nuovi obiettivi e tracciando la strada e le tappe intermedie per arrivare alla meta; perché alla fine quello che conta siamo noi stessi ed il senso di responsabilità che mettiamo in tutto quello che facciamo.

Facile? No! Sicuramente non è semplice, ma tutto è nelle nostre mani, non possiamo delegare ad altri quelle scelte che riguardano noi è solo noi, troppo facile scaricare le colpe su altri, sentirsi i calimeri piccoli e neri colpiti dalla sfortuna; più difficile aumentare la propria consapevolezza e assumersi le responsabilità, ma è da qui che tutto ha inizio.

Alla prossima!

Demons degli Image Dragons (canzone del video)

Quando i giorni sono freddi
E le carte sono piegate
E i santi che vediamo
Sono tutti fatti d’oro

Quando tutti i tuoi sogni falliscono
e le persone che salutiamo
sono le peggiori fra tutti
e scorre vecchio sangue

Voglio nascondere la verità
Voglio proteggerti
Ma con la bestia dentro me
Non c’è posto per nascondersi

 

Non importa quale sia la nostra razza
Siamo ancora fatti d’invidia
Questo è il mio regno che arriva
Questo è il mio regno che arriva

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono

Quando il calo del sipario
È l’ultima cosa
Quando la luce si spegne
Tutti i peccatori strisciano

E così scavano la tua fossa
E la tua finzione arriva chiamandoti
per il casino che hai fatto

Non voglio abbatterti
Ma sono legato all’inferno
Nonostante tutto questo sia per te
Non voglio nasconderti la verità

Non importa quale sia la nostra razza
Siamo ancora fatti d’invidia
Questo è il mio regno che arriva
Questo è il mio regno che arriva

 

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono

Dicono sia ciò che fai
Io dico che dipende dal destino
È intrecciato con la mia anima
Ho bisogno di lasciarti andare

I tuoi occhi brillano così luminosi
Voglio salvare la loro luce
Non posso fuggire da tutto questo ora
A meno che non mi mostri come fare

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono