Mese: novembre 2011

AUTOREALIZZARSI? SI PUO’!!!

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Autorealizzarsi si può!Ritorno sull’argomento “autorealizzazione”, lo faccio perché il post precedente ha attirato l’attenzione di molti di voi che mi hanno contattato attraverso il web 2.0 (social network, email e commenti), in alcuni casi sollevando perplessità nei confronti delle mie parole. Uno scetticismo comprensibile, visto il momento economico particolarmente difficile per il nostro Paese, a cui però mi sento di replicare con rinnovata fiducia certo che il mio caso non sia l’unico.

Così dopo aver letto il commento di “Vogue” (nick che si è dato lei, visto che preferisce non comparire con il suo nome reale) che si rispecchia a grandi linee nella mia storia; sono entrato in contatto con lei e le ho chiesto la possibilità di farle una breve intervista, in cui potesse raccontarci la sua esperienza di autorealizzazione che in questo caso, prende addirittura corpo da un vissuto estremamente negativo, a dimostrazione che autorealizzarsi si può in qualsiasi situazione.

Ciao Vogue, parliamo di autorealizzazione, da cosa è nato il tuo desiderio di dare una svolta alla tua vita?

Non è stato un vero e proprio desiderio, ma una necessità. Ad un certo punto mi son trovata senza lavoro, un episodio sempre più frequente ma sempre meno compreso (dagli altri e dai media) e ho DOVUTO rimboccarmi le maniche, per non soccombere.

Come ti sei rimboccata le maniche?

Partiamo dal presupposto che non volevo assolutamente tornare indietro nè rischiare l’immobilismo nè tanto meno perdere tempo, sapevo che potevo contare su una professionalità costruita nell’arco di quasi 10 anni e volevo tentare o almeno provare a non dare ascolto a tutte le frasi pessimistiche: “non c’è lavoro torneremo ad essere tutti stagisti”, ma nemmeno dare peso alle frasi esageratamente ottimistiche “Prima o poi il lavoro si trova”, frasi che ti fanno solo innervosire, perchè spesso pronunciate dallo statale che non saprà mai (buon per lui) che vuol dire perdere il lavoro o da chi può contare su altre entrate. Sapevo che potevo solo contare su me stessa, se volevo continuare ad avere una vita autonoma, così prendere o lasciare l’imperativo ipotetico era questo “se vuoi il tipo di vita (di prima > autonomo, indipendente, per conto tuo ecc) devi rimboccarti le maniche” così ho deciso di investire non tanto sulla formazione perchè il corso di inglese all’estero a quasi 35 anni non mi sembrava in target, oppure l’ennesimo corso web dopo un’esperienza solida nel campo; allora ho investito in un altro tipo di formazione quella sulla …come dire personalità, farsi aiutare da professionisti del lavoro (consulenti, psicologici, ecc) che sapessero affiancare le persone in difficoltà, che non  gli trovassero la soluzione bell’e pronta, quella te la trova solo la bustarella,  ma che ti dessero gli strumenti per cercarlo attivamente anche se mi spaventava come percorso, ci ho creduto subito, a pelle.

Quindi ti sei servita dell’aiuto di professionisti del settore risorse umane, che percorso hai fatto? Quali strumenti ti hanno aiutato a prendere consapevolezza di te e dei tuoi reali desideri?

La consulenza di carriera; mi hanno aiutato le chiacchierate con il coach che hanno lavorato molto sulla mia autostima colpita sul senso di perdita che per me era fortissimo, sul trasformare la rabbia in positività e soprattutto sul combattere l’apatia è facile sedersi al primo no, o meglio demoralizzarsi, il coach mi ha aiutato ad andare avanti anche di fronte ai grossi ostacoli e ai grandi rifiuti.

Sai che molte persone quando sentono discorsi e leggono articoli sulla autorealizzazione sono scettici e parlano apertamente di panzane belle e buone; la mia esperienza ed ora la tua evidentemente dicono il contrario. Cosa ti senti di dire a queste persone che, comprensibilmente, stanno passando un momento estremamente negativo della loro vita?

Sento di dire di lasciarsi aiutare, non fare tutto da soli e non affidare il peso del proprio dramma (io l’ho vissuto cosi) alla famiglia (genitori, partner…), non sperare nel caso nella divina provvidenza, nè nell’aiuto che arriva dall’esterno. Se non ce la si fa da soli lasciarsi aiutare, io sentivo che da sola non ce l’avrei fatta, nè volevo appoggiarmi troppo agli altri che non avrebbero saputo aiutarmi ma non perchè non capaci di sostegno, ma perchè non competenti, un amico o un fratello può aiutarti fino lì e non fino là.

Chiudo con una domanda banale: di cosa ti occupi oggi e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Adesso mi occupo di informazione, cosa in cui credo fermamente. Informazione orientata principalmente al femminile. Progetti? Al momento non me li pongo. Solo imparare ad organizzarmi meglio.

Nel ringraziare Vogue per la disponibilità, mi preme sottolineare che la sua è un’esperienza molto importante, in primis perché con tutte le polemiche che impazzano oggi sulla disoccupazione femminile, vedere che una donna ce l’ha fatta non può che essere ancor più incoraggiante, una ulteriore dimostrazione della grande forza di volontà di cui gode il genere femminile; è altresì importante perché lancia un altro messaggio che nella mia esperienza non si coglieva, ovvero se non ce la facciamo da soli, se sentiamo che abbiamo bisogno anche di una piccola spinta che ci lanci verso la sognata discesa, facciamoci aiutare, ma da quelle persone che sono in grado di farlo, non appoggiamoci su chi, pur volendoci bene, non può aiutarci rischiamo di tirare a fondo anche lui.

Spero che questa nuova testimonianza convinca anche i più scettici che ognuno di noi ce la può fare.

Alla prossima

RELAZIONI INDUSTRIALI: si cambia

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20111123-132719.jpg La notizia, ampiamente prevedibile di FIAT che dopo essere uscita da Confindustria recede, dal primo Gennaio 2012, dai contratti collettivi nazionali e non, applicati nel gruppo, sancisce l’avvio ufficiale di un nuovo modo di vedere le relazioni industriali.

Entriamo a pieno ritmo nella fase B, si cambia, basta con i CCNL nazionali ingessati, si parte con la contrattazione sempre più spinta a livello decentrato, come del resto, cambieranno le norme che ad oggi regolano il diritto del lavoro.

Qualche settimana fa ho parlato nel mio post “FLEXSECURITY: un nuovo codice del lavoro è possibile”, del disegno di legge che il Senatore del PD e Professore Pietro Ichino ha presentato in parlamento, un disegno di legge che prevede il ridisegno completo delle relazioni industriali e del codice del lavoro a vantaggio di una maggiore flessibilità per le imprese ma anche di maggiori garanzie per i lavoratori, in particolare per tutti coloro che oggi sono precari.

Nel frattempo il governo Berlusconi è caduto, al suo posto un governo prettamente tecnico, chiamato a fare quello che, purtroppo, la politica oggi non è più in grado di fare, chiusa com’è negli interessi di partito che tutto hanno a che vedere tranne che con il bene della Nazione e dei cittadini.

Spinto dalla lettura della lettera inviata dal Prof. Ichino al Corriere della Sera e pubblicata nel numero di sabato scorso, ho scritto una email al senatore inerente i temi trattati nella missiva; eccone un’estratto:

Gentile Prof. Ichino,

Ho letto con molto piacere la sua lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera; forse mi sbaglio ma dalle sua parole mi sembra di aver capito che la riforma del diritto del lavoro che il governo Monti attuerà sarà quella da lei proposta attraverso la sua idea di Flexsecurity, mi sbaglio?

….

La Prof.ssa Fornero è senza dubbio la persona che porterà a termine la riforma delle pensioni, da sempre suo cavallo di battaglia, temevo però per la riforma del diritto del lavoro su cui, avendo letto curriculum e articoli, non vedevo la Prof. Fornero così preparata come lo poteva essere lei, visto anche il suo progetto già bello pronto ed estremamente valido; leggere che probabilmente sarà la sua idea di Flexsecurity a venir adottata non può che tranquillizzarmi in questo senso.

….

Cordiali Saluti

Riccardo Zuccaro

Molto gentilmente il Prof. Ichino mi ha risposto con poche righe ma estremamente chiare ed apprezzabili, che trovate qui di seguito:

Caro Zuccaro,

sarei stato io il ministro del Lavoro se non fosse prevalso il veto per tutti i parlamentari. Ma in quel caso sarebbe mancata a me la competenza in materia di economia del Welfare, di cui invece Elsa Fornero dispone in misura eccellente.

In ogni caso, non dubiti, la collaborazione sarà strettissima.

Grazie per l’attenzione e per il messaggio.

Pietro Ichino

Come dicevo all’inizio, siamo ormai a tutti gli effetti alla fase B delle relazioni industriali, una fase dovuta, per riportare l’Italia sulla retta via; la spinta della FIAT non fa altro che accelerare un processo fin troppo frenato. I sindacati, CGIL compresa, dovranno abbracciare questo nuovo corso, proprio per garantire ancora lavoro ai loro rappresentati, l’alternativa è che il sistema produttivo italiano si ripieghi su stesso, causando la perdita irrimediabile di migliaia di posti di lavoro. Sono in grado i sindacati di prendersi questa responsabilità?

Mi permetto di fare una considerazione personale: nella lettera che la UE ha inviato al governo italiano per la richiesta di chiarimenti sui provvedimenti segnalati dal governo Berlusconi, c’è un passaggio in cui ci viene espressamente richiesto se la riforma dei contratti collettivi nazionali preveda anche la riduzione del numero degli stessi; ebbene credo sia il caso di prendere in considerazione questa richiesta. Credo che occorra rivedere i contratti collettivi, definendo una unica intelaiatura di base a livello nazionale che definisca il nocciolo di diritti inviolabili validi per tutti i lavoratori, declinando il resto alle singole contrattazioni specifiche di secondo livello, azienda per azienda. Parallelamente il progetto FLEXSECURITY presentato dal Prof. Ichino è sicuramente la forma migliore per redigere e semplificare un nuovo codice del lavoro, rendendo l’Italia, nuovamente appetibile per gli investitori stranieri oltre che per la nascita di nuove realtà imprenditoriali italiane ed il consolidamento di quelle esistenti.

Alla prossima

AUTOREALIZZA TE STESSO

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AutorealizzatiQuesta volta parlo di me, per dimostrarvi che ciò di cui vi parlerò è reale e raggiungibile da tutti, basta volerlo fare; voglio condividere con voi il mio percorso verso la autorealizzazione personale e quello che questa scelta comporta nella vostra vita.

Come scrivo nella mio bio, la mia attività professionale si avvia in un settore, quello metalmeccanico altamente tecnologico, che prevedeva conoscenze tecniche elevate, in particolare se, come le mio caso, sono partito operando nel marketing e commerciale. La mia curiosità mi ha spinto ad informarmi, a capire, cercando di colmare quelle lacune che provengono da un percorso di studi sicuramente non tecnico. Sono riuscito a fare il mio lavoro nel miglior modo possibile (si può sempre fare meglio) e con buoni risultati, costruendo e creando situazioni nuove prima inesistenti.

Eppure non mi sentivo soddisfatto, soffrivo, mi lamentavo, ero insofferente; cosa questa che mi ha portato a cambiare azienda ed a cercare sempre qualcosa di nuovo. Alzarsi la mattina era diventata una sofferenza, lo stress mi attanagliava lo stomaco, facendomi soffrire anche fisicamente ed a casa ero sempre nervoso ed irascibile, cosa questa che andava a compromettere anche la serenità familiare ed a ledere i miei rapporti interpersonali.

Finchè un giorno, dopo l’ennesimo colloquio positivo che mi avrebbe portato ad iniziare una nuova esperienza professionale, ho detto stop ed ho rifiutato. Ho capito che quel lavoro, in quel settore, non mi realizzava; ho capito che era arrivato il momento di seguire quello che veramente volevo fare, anche se questa scelta poteva comportare un arretramento nelle condizioni economiche e così ho fatto un passo indietro per prendere la rincorsa e ripartire con più slancio di prima.

Ho costruito un nuovo progetto di vita, legato alla mia passione per le Risorse Umane, mi sono posto degli obiettivi e breve, medio e lungo termine, mi sono tirato su le maniche e sono ripartito, con l’immancabile supporto della mia famiglia. Oggi ho realizzato una parte del mio progetto (ho ancora della strada da fare), faccio il lavoro che voglio, nel settore che adoro, lo faccio con ancora maggiore passione e coinvolgimento, sono in procinto di diventare coach professionista, lavoro più di prima, guadagno qualcosa meno (per il momento), ma la mattina quando mi sveglio, fossero anche le 5.00, per arrivare in qualche punto d’Italia ed incontrare persone, lo faccio sempre con il sorriso e con la carica che mi aspetterà comunque una bella giornata di lavoro, ricca di relazioni che mi arrichiranno, a contatto con le storie delle persone che incontro certo di poter essere loro di supporto nella transizione di carriera. La sera torno a casa con lo stesso sorriso con cui sono partito (anche nelle giornate difficili) con il risultato che a tutta la mia famiglia ed alle mie amicizie, giova questa mia ritrovata serenità a partire da mio figlio.

Quello che voglio dirvi è che anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, anziché vedere nero, abbatersi, lamentarsi e deprimersi pensatelo come un’opportunità, in cui fare un bilancio della vostra vita sino ad oggi rivedete il vostro progetto di vita, ascoltate voi stessi, i vostri desideri e non quello che gli altri desiderano per voi, investite in formazione per colmare alcune lacune (se ne avete) o per migliorare e specializzare la vostra professionalità, insomma pensate ad autorealizzarvi non solo nella dimensione lavorativa, ma con un progetto complessivo di vita, per dare il via ad un nuovo entusiasmante inizio.

Alla prossima

AIUTO!!!! SONO SENZA LAVORO: consigli su come ricollocarsi.

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Cerco lavoro

La crisi economica e l’andamento dei mercati finanziari, hanno visto il mercato del lavoro cambiare radicalmente negli ultimi anni; oggi c’è una sovrabbondanza di domanda rispetto all’offerta di lavoro, con tutto quello che ne consegue a livello di disagio sociale e di difficoltà nel ricollocarsi o addirittura nell’entrare per la prima volta nel mercato del lavoro.

Sempre più persone mi chiedono indicazioni su come fare per trovare nuove opportunità professionali, non sono un guru e non sono un mago, ma visto che il mio lavoro è quello di ricollocare persone tramite l’utilizzo del percorso di outplacement, penso di potervi dare a ragion veduta alcune indicazioni che spero possano risultare utili a chi oggi si trova in difficoltà.

Parto da un argomento a me molto caro, di cui spesso ho trattato nel blog, ovvero il web 2.0, il mercato del lavoro oggi non è cambiato solo in termini di carenza di posti di lavoro, ma anche in termini di presentazione della propria professionalità al mercato ed agli operatori di settore siano essi Direttori del Personale che Società di Ricerca e Selezione o Head Hunter. Dovete sapere che le opportunità che trovate negli annunci on-line, piuttosto che nei giornali o presso i Centri per l’Impiego, rappresentano solo il 20% delle reali opportunità lavorative, il resto viaggia per passaparola, per contatti diretti tra conoscenti, per il network di conoscenze degli operatori di mercato e personali, o per reclutamento diretto utilizzato dalle aziende attraverso i social network professionali (Linkedin è il capofila ma sta crescendo anche Viadeo). Questo evidenzia l’importanza, per chi ancora non lo fa, di prendere confidenza con il Web 2.0 e con esso le nuove forme di proposizione al mercato del lavoro.

Il secondo consiglio, che fa il paio con quanto esposto sino ad ora, riguarda il fatto di pensare a se stessi come ad un marchio da promuovere nel mercato del lavoro, il famoso libro “The Brand called You” (La Marca chiamata Te) di Peter Montoya in questo è illuminante come del resto il già segnalato sito Personal Branding degli italianissimi Centenaro e Sorchiotti. Mettere in tavola tutte le carte possibili per autopromuoversi attraverso il web usando i social network o aprendo blog personali dove trattare argomenti che evidenziando le proprie specificità e conoscenze, è senza dubbio una delle strategie da utilizzare per differenziarsi dal resto dell’offerta.

Attenzione a Facebook!!! Personalmente non lo ritengo un social network che va utilizzato a scopi professionali perché viene spesso utilizzato per diletto; sappiate però che spesso le aziende lo usano per vedere, nel privato, come si propongono le persone che stanno valutando nelle selezioni, attenzione quindi: a che foto mettete, alle pagine indicate come preferite ed a tutte quelle informazioni che inserite e che appaiono nella sezione info, che risulta visibile a chiunque faccia una ricerca con il vs. nome anche se non iscritto. So per certo che numerose persone sono state scartate nelle selezioni perché in questa sezione apparivano foto “particolari”, indicazioni di natura politica e via dicendo.

Il terzo consiglio è più rivolto a chi invece ha bisogno di rivedere le sue competenze attraverso percorsi di formazione, chiunque ritiene di aver interesse su un particolare settore credo che mai come ora sia il caso di investire tempo ed un po’ di denaro in percorsi formativi seri. Anche le Regioni hanno numerosi fondi a disposizione e stanno finanziando percorsi formativi di vario tipo, chiaramente sono indirizzati prevalentemente a persone disoccupate o alle donne; vanno scelti quelli che professionalizzano realmente, purtroppo sappiamo che spesso i corsi finanziati sono i basso livello e non servono a nulla se non a sprecare le risorse pubbliche.

Spero di esservi stato utile, molto ci sarebbe ancora da dire, rinvio quindi a prossimi post per l’approfondimento delle argomentazioni trattate e per presentarne di nuove; per chi avesse domande come sempre commentate o scrivetemi.

Alla prossima

PERSONAL BRANDING: paura del nuovo?

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Negli ultimi giorni mi sono imbattuto in alcuni articoli di giornale che trattano l’argomento Personal Branding, alcuni guardano con favore a questo nuovo modo di promuovere se stessi e le proprie conoscenze, altri purtroppo, iniziano a vedere con sfavore lo sviluppo del Personal Branding e con esso l’uso dei social network come mezzo primario di sviluppo del proprio brand e di comunicazione aperta e bidirezionale, con e verso il mondo.

Come mai questa diffidenza? Come mai questa avversità? Personalmente temo sia “paura“, paura del nuovo che avanza, paura di chi vuole cambiare, paura di chi cerca nuove vie per esprimersi, paura di chi ha scelto di “cogliere l’attimo”, usando le parole di un bellissimo film come “l’attimo fuggente”.

Ecco quindi che una giornalista affermata e che ho sempre ammirato sino ad ora come Maria Laura Rodotà sul numero di Style del Corriere della Sera di questo mese scrive, confondendo un pò l’argomento, un chiaro e, secondo me ingiustificato, manifesto contro il Personal Branding; succede che un politico “nuovo“, indipendentemente dal colore politico che rappresenta, come Matteo Renzi che twitta in diretta televisiva con i suoi follower, viene tacciato di essere scorretto. Cos’è questa se non PAURA?

L’ignoranza, intesa come non conoscenza, crea sempre paura e questo attiva la parte animale dell’uomo che reagisce in due modi possibili, la fuga o l’attacco; nel nostro caso l’attacco si traduce con l’erezione di barriere, si crea diffidenza, si osteggia chi propone il nuovo, proprio come accade oggi con i Renzi del caso o con i personal brander.

Torno ancora a citare “l’attimo fuggente”, le cose occorre sempre vederle da prospettive diverse se si vuole avere una visione ampia e ricordare che parole ed idee possono cambiare il mondo.

Alla prossima