Flessibilità

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO: un tavolo in cui nessuno cede.

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Tavolo delle trattiveSeguo con molta curiosità le trattative in corso per la riforma del mercato del lavoro; chi segue questo blog con costanza, sa che è un tema a cui dedico particolare attenzione perché di fondamentale importanza non solo per il lavoro ma per lo sviluppo dell’intera nazione.

Le trattative sono iniziate ufficialmente ieri (2 Febbraio 2012) ma ufficiosamente, sono diverse settimane che governo e parti sociali lanciano messaggi sulla carta stampata, in tv, su internet, via social network; a tal proposito fate caso all’attività della CGIL (@cgilnazionale), mentre latita da tempo Confindustria (@confindustria) tanto che credo abbiano chiuso inspiegabilmente l’account; ulteriore dimostrazione di come la imprese italiane oggi, vadano forti a parole su innovazione e web 2.0 e poco o nulla nella pratica.

Ma torniamo a monte del discorso, parlavo della trattativa in atto, partita male con il primo incontro ufficiale di qualche settimana fa in cui il ministro Fornero si presentò con un foglio contenente le intenzioni del governo in materia di riforma del mercato del lavoro, a cui fece seguito la risposta negativa secca ed adirata non solo dei Sindacati ma anche di Confindustria, relegati quasi a semplici parti informate sui fatti.

Risultato, punto e accapo, strappato il documento ieri si è ripartiti da zero, in mezzo i soliti messaggi lanciati nell’etere e la battuta del premier Monti a Matrix circa la “noia di avere il posto fisso” e le conseguenti polemiche.

Leggo oggi con attenzione il resoconto dell’incontro di ieri e mi verrebbe quasi da ridere, come per la vicenda della Concordia, se non fosse che anche in questo caso, come in quello della nave della Costa Crociere, siamo in presenza di un problema grave e drammatico. Le cronache narrano di un tavolo delle trattative in cui ogni parte è arroccata sulla sua posizione, nessuno che sia intenzionato a cedere di un solo millimetro, anzi ogni parte cerca di trarre dalla trattativa un qualcosa di migliorativo rispetto alla attuale posizione.

Succede che i Sindacati apprezzino la parte della riforma che tenta di aumentare le assunzioni a tempo indeterminato disincentivando l’uso dei contratti a termine rendendoli più costosi, ma non vogliono sentire parlare dall’altra parte di flessibilità in uscita. Succede che Confindustria al contrario apprezzi la flessibilità in uscita ma che non voglia minimamente sentir parlare di aumentare costi sia per i contratti a termini sia per le indennità ed i servizi di ricollocamento per chi viene licenziato grazie alla flessibilità in uscita. In mezzo il Governo che, su questi temi, con fin troppa pazienza e disponibilità, cerca di andare incontro alle esigenze di tutti ricevendo due di picche a destra ed a manca, ma che fino ad ora non ha minimamente affrontato il problema della crescita dell’Italia a 360°.

Se queste sono le premesse, quelle dei soliti “furbetti” in cui ognuno cerca di fregare l’altro, finiremo nella solita riforma inconcludente, inutile e che non serve a nessuno, in primis ai giovani. Tutti devono fare un passo indietro, dimostrare maturità ed assumersi le responsabilità in un momento drammatico come questo per l’economia Italiana, facendo anche scelte che possono sembrare impopolari nel breve periodo e far perdere consensi, certi che nel lungo periodo le ripercussioni di queste scelte saranno positive ed i meriti di averle fatte saranno riconosciuti da tutti. Ci riusciranno??

Alla prossima!!

FLEXSECURITY: un nuovo codice del lavoro è possibile.

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Torno a parlare di outplacement dopo qualche settimana dal post “Outplacement: ammortizzatore sociale attivo”; ritorno sull’argomento perché come anticipato già in quella occasione, anche la politica sembra finalmente essersi accorta delle opportunità offerte dalla ricollocazione professionale, specialmente in un periodo come quello odierno che vede le aziende alle prese con ristrutturazioni e riorganizzazioni che inevitabilmente si ripercuotono sui lavoratori.

Il Professore e Senatore Pietro Ichino, noto giuslavorista ed esperto di diritto del lavoro, ha presentato un disegno di legge (1873/2009) già qualche anno fa in cui introduce un codice del lavoro semplificato che in 70 articoli sintetizza tutta la disciplina legislativa dei rapporti di lavoro. All’interno del ddl che vi invito a leggere, viene inserito il concetto di FLEXSECURITY, termine che integra le parole flessibilità e sicurezza, cosa questa che può sembrare in antitesi ma che in realtà è assolutamente complementare; per la prima volta si parla di flessibilità reale non di precariato.

Sono diversi i punti chiave del ddl come ci ricorda il prof. Ichino, in particolare in questa sede mi preme parlare di alcuni che affrontano il tema licenziamenti.

In particolare per i licenziamenti dettati da motivi economici e/o organizzativi anziché procedere con il controllo giudiziale, si opera sulla responsabilizzazione dell’impresa per la ricollocazione del/dei lavoratori coinvolti nel processo di riorganizzazione. Al lavoratore che ha maturato almeno due anni di anzianità di servizio, una volta licenziato per i motivi di cui sopra, si applica il contratto di ricollocazione che prevede:

–       un trattamento complementare di disoccupazione

–       l’attivazione di servizi di outplacement e di riqualificazione professionale il costo di questi servizi sarà a carico della Regione anche attraverso i contributi del FSE (Fondo Sociale Europeo).

Come si vede dunque si sancisce esattamente quello che riportavo nel mio post menzionato inizialmente, ovvero il coinvolgimento finanziario anche delle istituzioni nel processo di ricollocamento.

Altro aspetto importante è che nel contratto di ricollocazione si affida il lavoratore ad una società di outplacement scelta dall’azienda, che assiste il lavoratore nel processo di ricollocamento e ne controlla la disponibilità e l’effettiva pro-attività nei confronti della ricerca di un nuovo posto di lavoro anche perché ad essa è legata la condizionalità del trattamento di disoccupazione. Questo devo dire essere un passaggio che già alcune società stanno realizzando nei loro accordi sindacali che trattano le riorganizzazioni, almeno per quello che è la mia esperienza avuta, su un paio di casi in cui sono stato recentemente coinvolto come operatore di outplacement.

Mi auguro che questo ddl veda la luce il prima possibile perché permetterebbe di arrivare a quel concetto, a me tanto caro, di responsabilità sociale di impresa e delle istituzioni nei confronti dei lavoratori e renderebbe attuabile per le aziende la tanto agoniata flessibilità.

Alla prossima