Mese: settembre 2014

Articolo 18: falso mito su cui si decide il futuro di molti ma non dei lavoratori.

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L'articolo 18... un falso problema
L’articolo 18… un falso problema

Mi ero ripromesso di aspettare, di attendere cosa uscirà da questa bagarre in corso nel parlamento su questo benedetto “Jobs Act”, ma dopo le ultime uscite su stampa e telegiornali dei contendenti (governo, minoranza PD, sindacati, opposizione e via dicendo) francamente non riesco più a starmene zitto.

Lavoro nelle risorse umane ed in particolare mi occupo di ricollocamento professionale, quel famoso outplacement che potrebbe diventare obbligatorio se passeranno gli emendamenti sul contratto a tutele crescenti; questo significa che a me le balle non le raccontate.

Il dibattito in corso è francamente privo di senso, diciamocelo chiaro non serve l’articolo 18 per licenziare oggi i lavoratori; le condizioni economiche attuali unite alla recente Riforma Fornero danno già oggi alle aziende tutte le armi per poter mandare a casa i collaboratori con o senza articolo 18. Come? Semplice… su tutti c’è il licenziamento per giustificato motivo oggettivo che prevede in caso di motivi oggettivi appunto (basta che il fatturato dell’azienda sia calato ad esempio) il licenziamento del collaboratore e su questo l’articolo 18 non può proprio nulla. La procedura ideata dalla Fornero prevede che molto semplicemente venga comunicato il licenziamento al collaboratore con le ovvie motivazioni e che dopo pochi giorni si arrivi davanti alla Direzione Territoriale del Lavoro per tentare la conciliazione, se questa non viene raggiunta si procede comunque con il licenziamento e si andrà in causa con il risultato che se, al massimo, venisse rilevato qualche vizio formale si arriverà ad un risarcimento tra le 12 e le 24 mensilità ma senza che scatti la reintegra, che scatta solo nel caso in cui ci fosse manifesta insussistenza. Risultato… il lavoratore è comunque fuori dall’azienda, al giorno d’oggi con le condizioni economiche attuali pensate sia difficile per un’azienda dimostrare di avere personale in esubero?

Capite bene quindi come l’articolo 18 sia un falso problema, a conferma di questo sarebbe interessante che ci venissero comunicati i dati relativi alle conciliazioni, vi assicuro che dall’entrata in vigore della Riforma Fornero sono aumentate a dismisura ma in pochi lo dicono (qualche mese fa ci fu un articolo del Sole 24 Ore che confermava questa mia affermazione) ma questo chi non è del settore non lo sa per cui crede ancora che l’articolo 18 sia un baluardo da difendere ad ogni costo e posso capirlo. Quello che non capisco è chi invece sa benissimo come stanno le cose ma continua a sventolare la bandiera dell’articolo 18 solo per interessi personali non dei lavoratori: parlo dei sindacati che conoscono bene la situazione reale (lo dimostra quanti posti di lavoro si sono persi dall’inizio della crisi ad oggi), lo sanno quelli della minoranza del PD che stanno solamente tentando con questa avversità a Renzi di recuperare consensi che hanno perso in anni di nullafacenza, lo sa lo stesso Renzi ed il governo così come tutta la classe politica; ecco perchè dico che su questa battaglia si decide il futuro di molti ma non dei lavoratori.

Sappiamo tutti cosa andrebbe fatto per rilanciare l’occupazione, l’abbassamento del cuneo fiscale per le aziende e richiamare così investitori esteri, facendo diventare l’Italia un paese nuovamente interessante in cui investire, unitamente ad una semplificazione della burocrazia, al termine della dualità tra lavoro pubblico (i veri protetti) e quello privato, al tornare a puntare sulla artigianalità tipica dell’Italia (pochi giorni fa alla settimana della moda a Milano la maison Gucci diceva “il vero lusso è l’artigianato”), al capire che il VERO “Made in Italy” è ancora il nostro fiore all’occhiello fuori dai nostri confini. Ma di questo non si parla o quando qualcuno prova a farlo ci si gira dall’altra parte facendo finta di non sentire riportando l’attenzione su un articolo 18 che oggi non esiste già più.

Alla prossima!!

Da grande farò…….

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I nostri ragazzi
I nostri ragazzi

Sempre più aziende si stanno impegnando ed investono nell’orientamento dei giovani, indubbiamente la scuola non è più in grado, e forse non lo è mai stata, di indirizzare i ragazzi verso una scelta consapevole del loro futuro.

I giovani, lo dico a ragion veduta visto che ai miei tempi commisi il medesimo errore, fanno grande difficoltà a capire quale sia la loro “mission” personale per il futuro, a causa di ciò spesso fanno scelte scolastiche che si rivelano completamente sbagliate rispetto a quelle che saranno le loro aspirazioni future, quando capiranno che le reali passioni personali vanno in direzione completamente opposta a quanto da loro studiato sino ad ora. In altri casi si troveranno a mollare gli studi a metà perdendo tempo e denaro, dovranno rincorrere ed il mondo sappiamo non aspetta.

Questo accade principalmente perchè sono pochi i ragazzi che terminate le superiori hanno la maturazione adatta per sapere quale sia la loro reale aspirazione, colpa dei genitori che per proteggerli li fanno spesso vivere in una sorta di aura di protezione che non gli permette fino in fondo di vivere nel mondo reale, colpa della scuola che spesso si permette di dare giudizi completamente sbagliati sugli studenti, colpa di un sistema scolastico che per quanto se ne parli, rimane anni luce lontano dalla realtà aziendale e professionale.

Ecco quindi che oggi le aziende ed i professionisti più illuminati cercano di correre ai ripari, fornendo ai ragazzi processi di orientamento serio ed in alcuni casi adottando ed investendo sui ragazzi in modo da indirizzarli prima e supportarli durante nel loro processo formativo come ad esempio l’ Avvocato Cristina Rossello che sul settimanale del Corriere della Sera Io Donna racconta di come si prenda cura delle sue “pupils” come le chiama, ovvero ragazze a cui oltre a fornire una borsa di studio affianca un tutor che lei chiama “madrina” che ha il compito di formarle sul campo.

Non solo liberi professionisti dicevo ma anche aziende, è il caso di INDESIT che ha deciso di investire di tasca propria per dei programmi di orientamento per i figli dei dipendenti, dimostrando un forte attaccamento con i propri collaboratori aiutando i loro figli a costruirsi il futuro migliore per loro e le loro aspirazioni.

Quando si parla di orientamento spesso lo si fa per affiancare i neolaureati nella ricerca di un posto di lavoro, personalmente credo questi percorsi debbano essere inseriti già al termine delle superiori meglio ancora se alla fine delle medie quando veramente si inizia a disegnare il percorso formativo che porterà i ragazzi verso il loro futuro. Ritengo ideale partire dalle medie perchè potrebbero esserci ragazzi e ragazze che hanno delle doti innate per mestieri artigianali che oggi si stanno perdendo e che invece spesso offrono sbocchi professionali migliori che non per laureati plurimasterizzati, professioni che si tende oggi a snobbare perchè ritenute di serie B, commettendo uno degli errori più grandi; ricordiamoci che falegnami, sarti, artisti, calzolai, tutti coloro che utilizzano la loro manualità per lavorare sono stati coloro che hanno portato l’Italia ad eccellere ed a diventare famosa in tutto il mondo per il famoso Made in Italy ancora oggi ricercato più di quanto possiamo immaginare.

Avanti quindi per questa strada, augurandoci che la scuola riesca a coprire queste mancanze ataviche e si affianchi al mondo del lavoro nella ricerca della migliore formazione possibile per i nostri figli.

Alla prossima!!

I temi dell’autunno che verrà

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Il Ministro Poletti
Il Ministro Poletti

Rieccomi dietro la tastiera del pc o meglio dell’iPad seduto sul balcone di casa mia, intento a godermi gli scampoli finali di questa ultima domenica di agosto; da lunedì la stragrande maggioranza degli italiani sarà nuovamente al lavoro e qui sento già le prime vocine dire “si… beati quelli che ancora lo hanno il lavoro”, in effetti i temi occupazionali saranno uno dei temi, definiti caldi da quasi tutti i media, del prossimo autunno.

I TG si sono sprecati nell’elencarci i circa 150 tavoli aperti al Ministero per un numero veramente alto di posti di lavoro a rischio, anche diciamocelo, sono sempre gli stessi che si rimandano di mese in mese a causa del prolungarsi degli ammortizzatori sociali in attesa di una fantomatica ripresa.

La ripresa economica, altro grande tema di cui sentiamo parlare da mesi e con maggiore insistenza dall’avvento del Governo Renzi, ma che ad oggi non la si vede neanche a distanza, anzi sembra che l’intera Europa si sia arrestata visto e anche la grande Germania inizia a perdere colpi. Chissà che questa situazione non convinca anche la simpaticissima cancelliera tedesca a mollare l’osso ed a concedere politiche di minor rigore alle economie europee? Non sembra visto che Angela ha pensato di bacchettare Draghi per aver lasciato qualche spiraglio aperto per una politica maggiormente favorevole alla ripresa. La Germania, inconsapevolmente, si sta rendendo artefice di un nuovo olocausto, se continuano a fare i ferrei (e chi ha visto la NaziWeek in onda in questi giorni su History Channel sa bene di cosa parlo) saranno veramente in pochi a raccontarla.

In questo bailamme di estate “no logo” come il Corriere della Sera ha voluto nominarla vista la sua totale atipicità (nessun tormentone, nessun caso editoriale e decisamente bagnata), non poteva mancare la proposta per una ennesima riforma del mercato del lavoro. Mi viene da ridere solo all’idea e vi domando: come mai secondo voi parliamo sempre di riforme del mercato del lavoro? Sarà che forse con le precedenti annunciate come definitive, alla fine ci siamo ritrovati sempre con un pugno di mosche in mano? Sarà che forse dobbiamo prendere il coraggio a due mani e farne una vera e reale una volta per tutte?

Certo riformare il mercato del lavoro non sarà certo la soluzione di tutti i problemi, per iniziare ad indirizzarci verso la strada giusta di una ripresa dobbiamo proprio cambiare il nostro modo di pensare, il nostro modo di essere italiani, eliminare tutta quella zavorra antipatica tipica dell’italiano (furbetti del quartierino, pubblico diverso dal privato, la furbizia di trovare sempre il modo di aggirare le regole, ecc..) e tenere solo quello che di buono abbiamo e ci sono tante cose che ci distinguono in positivo (made in Italy, la genialità, la preparazione, l’elasticità mentale, lo spirito di adattamento, la voglia di fare, ecc.). Anche questa è una bella sfida…. anzi io credo che la vera sfida sia proprio questa, saremo capaci di coglierla? Oppure continueremo a piangerci addosso e non risolvere nulla? Renzi è avvisato.

Beh intanto bentrovati!!

Alla prossima!