Mese: dicembre 2013

AUGURI DA RU E DINTORNI

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Auguri!
Auguri!

Eccoci qui, giunti nuovamente in prossimità delle festività natalizie, in attesa che questo 2013 si chiuda senza ulteriori scossoni e con la speranza che il 2014 ci porti buone nuove.

Seeeee “speranza” …. chissà perchè quando sento questa parola mi si materializza la faccia di Diego Abatantuono che interpreta Lorusso nel celebre film Mediterraneo, che alla “speranza” di tornare presto a casa dalla guerra dei fratelli Munaron risponde con un quanto mai eloquente: “Chi vive sperando, muore ……..” vabbè non vado oltre, tanto sapete già come finisce.

Probabilmente vi domanderete se sia impazzito, no affatto è che in quella frase, diciamo anche scurrile, è nascosta una grande verità, attendere la manna dal cielo è una pia illusione per parafrasarla con termini accettabili.

Il problema è che in Italia in molti… tanti…. sicuramente troppi, sono li alla finestra che “sperano” di vedere qualcosa di nuovo con la chiusura di questo 2013, che si augurano di toccare con mano quella ripresa più e più volte annunciata ma mai realmente iniziata. Si ma… se non ricordo male sono le stesse parole che sento pronunciare dal 2009 (primo anno dopo l’inizio della crisi nel 2008) e scusate ma……. è forse cambiato qualcosa? Direi proprio di no, eppure gli Stati Uniti sono tornati a crescere e la disoccupazione è scesa, lo stesso dicasi per quel che riguarda il Regno Unito come avete potuto leggere dal mio post della scorsa settimana e noi? Noi siamo qui che “speriamo” che qualcosa cambi…..

Basta attendere, basta sperare, rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare; è indubbio che il nostro sistema politico-economico va cambiato, come va cambiato il modo di fare impresa, coma va cambiato il modo di concepire il lavoro, come va cambiato il nostro modo di vivere la collettività. Tornare a scoprire parole come: valori, etica, meritocrazia, rispetto è la base per renderci artefici di questo cambiamento, in tanti lo stanno già facendo, il mio lavoro mi porta ad essere in contatto con tantissime persone e posso garantirvi che in ogni parte d’Italia ci sono: politici, imprenditori, persone che si sono svegliati dal torpore ed hanno deciso che occorre FARE anzichè SPERARE.

Permettetemi di menzionare ancora una volta la frase di una persona che ha fatto del cambiamento la sua vita:

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”
Mahatma Gandhi

Questo è l’augurio che mi sento di farvi, perchè solo in questo modo riusciremo effettivamente a vedere qualcosa di nuovo.

Come sempre per le festività RU e dintorni si prende una pausa, le pubblicazioni riprenderanno con la seconda settimana di Gennaio 2014…… e per il nuovo anno ho in serbo una sorpresa.

Tanti cari auguri a voi ed alle vostre famiglie!

Chi di negatività ferisce, di negatività perisce….

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La stazione di Waterloo della metro di Londra
La stazione di Waterloo della metro di Londra

Le festività si avvicinano, con questo post voglio un pò uscire dai canoni di questo blog che tratta prevalentemente argomenti inerenti le risorse umane, per parlare di un tema che riguarda un pò tutti noi: uno stile di vita legato ad una visione positiva del mondo ed un ritorno ai quei valori che per tanti anni hanno contraddistinto il Bel Paese.

Da tanto tempo mi sentite parlare di “cambiamento“, di “positività“, di “valori“; la mia recente visita in UK ed in particolare a Londra hanno evidenziato ancor di più questi concetti; non posso esimermi dunque, dal fare considerazioni che escono dalla pura e semplice gestione delle risorse umane ma che riguardano un vero e proprio modo di vivere.

La crisi ha colpito duramente noi Italiani ma lo ha fatto in egual modo in tutta Europa, il problema è che gli altri reagiscono, noi siamo rimasti completamente inebetiti dallo tzsunami economico ed ancora oggi, a parte rare eccezioni, siamo ancora li con le mani in mano ad aspettare che qualcuno di porti in salvo, politici compresi.

Gli Inglesi da questo punto di vista ci danno centinaia di punti; non voglio parlare della bellezza di Londra come città, mi piace però sottolineare quanto di bello ho visto, sentito e letto in questi cinque giorni tra la popolazione londinese: positività da parte governativa, positività degli imprenditori locali, gestione eccellente della cosa pubblica, attività private per lo sviluppo della cultura pubblica, l’essere fieri di fare qualsiasi tipo di lavoro e di conseguenza questo spirito positivo che contagia chiunque si trovi in quel Paese, Italiani compresi.

a) Positività Governativa
Il 5 dicembre il governo britannico ha presentato un documento chiamato “Autumn Statement” una sorta di documento della programmazione economico finanziaria di noaltri, che viene redatto però annualmente. A parte che nessun giornale Italiano ha menzionato la cosa contrariamente a quanto fatto per le notizie negative diramate invece a marzo di quest’anno (fate una ricerca sul web con le parole “previsioni economiche governo britannico” troverete solo notizie negative circa le previsioni economiche datate al più tardi marzo 2013); nel documento si evidenziano dati che in Italia ci sogniamo, ne evidenzio solo alcuni: cresita economica passa dallo 0,6% preventivata all’ 1,4% nel 2013 e nel 2014 salirà dal 1,8% preventivato al 2,4%;  occupazione/disoccupazione la prima vede un aumento di 400.000 posti di lavoro nel 2013, mentre la seconda cala di 200.000 unità scendendo al 7,6% nel 2013 con una previsione di scendere al 7% nel 2015 (noi siamo ufficialmente al 12,5% dati settembre 2013); sono previsti investimenti in infrastrutture (che sono già anni luce avanti a noi lo vedremo poi), diminuzione dei contributi per chi assume giovani con una creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro.

b) Positività degli imprenditori locali
A seguito di questi dati diramati dal governo, l’altra sera l’Evening Standard un quotidiano britannico (tra l’altro distribuito gratuitamente all’uscita della metropolitana) ha intervistato alcuni piccoli e medi imprenditori locali per verificare se l’ottimismo governativo fosse reale e giustificato ebbene la stragrande maggioranza non solo ha confermato le parole del cancelliere ma ha anche rinforzato la dose portando esempi di come l’economia sia in ripresa, evidenziando persino il sentore di un aumento negli acquisti per le imminenti festività natalizie (guardate i nostri tg e vedrete negozianti che ancor prima di iniziare il periodo degli acquisti lamentano un calo sicuro delle vendite).

c) Gestione eccellente della cosa pubblica
Se c’è una cosa di cui sono rimasto impressionato riguarda proprio questo punto, facile direte voi visto che il nostro Paese non brilla certo per efficienza, non è solo questo, qui la gestione eccellente si mischia con i valori di civiltà del popolo inglese. Su tutti spicca la metropolitana che celebra quest’anno i 150 anni di vita (ho inserito appositamente la foto ad inizio post), una rete fittissima di linee che ti permettono di arrivare ovunque in pochissimo tempo, personale estremamente cortese e disponibile nel dispensare informazioni e dare aiuto ai viaggiatori, carrozze e stazioni pulite senza neanche un graffio (sedili in velluto perfettamente manutenuti). Non basta, bus che girano 24h su 24h, i principali musei ed edifici pubblici visitabili gratuitamente (British Museum su tutti), spazi di verde pubblico e parchi perfettamente manutenuti (alcune panchine in legno sono presenti sin dal 1914 ed ancora oggi sono in perfette condizioni).

d) Attività private per lo sviluppo della cultura pubblica
Mi piace parlare della splendida realizzazione studiata e realizzata da un attore e regista teatrale americano Sam Wanamaker in collaborazione con la donazione di migliaia di persone di tutto il mondo: il Globe. Rifacimento completo del vecchio teatro (con gli stessi accorgimenti e materiali usati all’epoca era il 1576) in cui Shakespeare portava in scena le sue opere. Introno a questo rifacimento è sorta una vera e propria fondazione che si occupa di promulgare la cultura shakespeiriana in UK e nel mondo attraverso piece teatrali, ma anche programmi educativi per scuolem università e adulti. Un bell’esempio di privato che si occupa di pubblico.

e) Essere fieri di fare qualsiasi tipo di lavoro
Sarà un caso o forse no, sta di fatto che a Londra gli inglesi non solo fanno i manager o si occupano di grandi ristoranti o gestiscono catene alberghiere di prestigio; sono ancora i proprietari di bancarelle, negozi di souvenir, piccole attività ambulanti di ristorazione, ecc.. Portobello’s Road, il mercato di Camden (ma non solo) sono ancora per la stragrande maggioranza in mano a negozianti inglesi, da noi probabilmente sarebbero già stati invasi dai commercianti cinesi. Ci sono molte imprese di costruzione al lavoro nella city, beh credetemi non ho visto un solo muratore che non fosse inglese, senza contare il fatto che tutti e dico tutti rispettano le normative sulla sicurezza.

f) Spirito positivo che contagia chiunque si trovi in quel Paese, Italiani compresi
Passeggiando e visitando ogni possibile angolo di Londra con la famiglia, compatibilmente con i tempi che avevamo, non potete immaginare quante volte mi sono imbattuto in ragazzi/e italiani che sono a Londra per studiare e/o lavorare, su tutti spicca un ragazzo siciliano laureato con 110 e lode in agraria, che a Portobello’s Road lavora come barman ma che ha già una lettera di impegno per l’assunzione in una azienda inglese ad inizio 2014, queste le sue parole: “sono venuto via da un Paese bellissimo e da una regione bellissima come la Sicilia, per darmi da fare visto che in Italia non si parla altro che di disoccupazione, qui si fatica ma si lavora, alla faccia di chi pensa che siamo bamboccioni“, mi sembra che il messaggio sia chiaro e forte.

In conclusione perdonatemi se questa volta sono stato lungo, credo però ne sia valsa la pena, dobbiamo riprenderci la nostra vita, tornare a guardare al mondo in modo positivo, darci da fare ed i giovani questo lo hanno capito sia che si trovino in Italia sia all’estero, il nostro popolo ha tutte le carte in regola per riuscirci. Parafrasando Obama e Sinatra “the best is yet to come“!!!!

Alla prossima!!

Quando un gruppo diventa TEAM

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Essere un Team
Essere un Team

Torno a parlare di Coaching e lo faccio toccando un lato a me molto caro lo Sport Coaching; il weekend appena trascorso è stato foriero di soddisfazioni professionali, sono molto contento di poter collaborare con veri e propri TEAM.

Non sempre però si hanno queste fortune, nello sport come nel lavoro, non è detto che un gruppo di persone sia per forza di cose un team, al contrario spesso accade che: rivalità, leadership mal gestita, scarsa chiarezza o interessi personali possano mettere a rischio il raggiungimento dell’obiettivo del gruppo, anche se lo stesso è composto da singoli estremamente motivati e capaci.

Parlo di obiettivo perchè tutto parte sempre dalla definizione dell’obiettivo, chiunque abbia intenzione di costiure un team deve per prima cosa stabilire per quale motivo vuole assemblare la squadra e dove intende arrivare con la stessa. Questo significa in primis capire con quali elementi costituire il gruppo, quali individui possono essere funzionali al progetto che si ha in mente; in seconda battuta una volta composta la squadra serve per tracciare la rotta che la nave dovrà percorrere, ciò significa che “tutti” sanno esattamente “dove” andare e “come” arrivarci.

Sembrerà banale ma non potete capire quante volte nello sport come nel business si costituiscono gruppi con risorse inserite a caso senza dare un chiaro obiettivo da raggiungere, con risultato che non saranno mai un team affiatato e men che meno sarà raggiunto alcunchè.

Il secondo step è quello di stabilire i valori del team, i valori costituiscono il qui ed ora della squadra, contrariamente agli obiettivi che rappresentano il futuro a cui puntare; parlare di valori significa stabilire le modalità di comportamento è il “come” raggiungere gli obiettivi, naturalmente più sono esplicitati, più vengono interiorizzati dal team aumentando la motivazione nel raggiungere l’obiettivo.

Terzo passaggio importante riguarda le regole, non è pensabile unire delle persone per raggiungere uno scopo senza dar loro delle regole da rispettare per raggiungerlo. Come è facilmente intuibile le regole vanno di pari passo con i valori, stabiliti i secondi le prime sono una diretta conseguenza, attenzione però: mai darle per scontate, non funzionano, le persone non si sentono vincolate. Dall’altra parte non devono essere troppe, usando le parole di Mike Krzyzewski alias “Coach K” grandissimo coach di basket universitario allenatore della squadra dell’università di DUKE: “Poche regole, se ne metti troppe infili le persone in una scatola, questo crea problemi. La verità è che chi mette troppe regole evita di prendere decisioni. Non voglio essere un dittatore, voglio essere un leader e la leadership è continua, regolabile, flessibile e dinamica.

Se regole e valori sono definite con chiarezza il gruppo non farà fatica a trasformarsi in team ed condividere l’obiettivo; quando la condivisione dell’obiettivo è forte e si è lavorato a lungo su questo aspetto, emerge lo spirito di squadra ed i componenti anche i più individualisti saranno disposti a sacrificare il loro obiettivo personale in funzione di quello di squadra.

Alla prossima!!