giovani

Da grande farò…….

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I nostri ragazzi
I nostri ragazzi

Sempre più aziende si stanno impegnando ed investono nell’orientamento dei giovani, indubbiamente la scuola non è più in grado, e forse non lo è mai stata, di indirizzare i ragazzi verso una scelta consapevole del loro futuro.

I giovani, lo dico a ragion veduta visto che ai miei tempi commisi il medesimo errore, fanno grande difficoltà a capire quale sia la loro “mission” personale per il futuro, a causa di ciò spesso fanno scelte scolastiche che si rivelano completamente sbagliate rispetto a quelle che saranno le loro aspirazioni future, quando capiranno che le reali passioni personali vanno in direzione completamente opposta a quanto da loro studiato sino ad ora. In altri casi si troveranno a mollare gli studi a metà perdendo tempo e denaro, dovranno rincorrere ed il mondo sappiamo non aspetta.

Questo accade principalmente perchè sono pochi i ragazzi che terminate le superiori hanno la maturazione adatta per sapere quale sia la loro reale aspirazione, colpa dei genitori che per proteggerli li fanno spesso vivere in una sorta di aura di protezione che non gli permette fino in fondo di vivere nel mondo reale, colpa della scuola che spesso si permette di dare giudizi completamente sbagliati sugli studenti, colpa di un sistema scolastico che per quanto se ne parli, rimane anni luce lontano dalla realtà aziendale e professionale.

Ecco quindi che oggi le aziende ed i professionisti più illuminati cercano di correre ai ripari, fornendo ai ragazzi processi di orientamento serio ed in alcuni casi adottando ed investendo sui ragazzi in modo da indirizzarli prima e supportarli durante nel loro processo formativo come ad esempio l’ Avvocato Cristina Rossello che sul settimanale del Corriere della Sera Io Donna racconta di come si prenda cura delle sue “pupils” come le chiama, ovvero ragazze a cui oltre a fornire una borsa di studio affianca un tutor che lei chiama “madrina” che ha il compito di formarle sul campo.

Non solo liberi professionisti dicevo ma anche aziende, è il caso di INDESIT che ha deciso di investire di tasca propria per dei programmi di orientamento per i figli dei dipendenti, dimostrando un forte attaccamento con i propri collaboratori aiutando i loro figli a costruirsi il futuro migliore per loro e le loro aspirazioni.

Quando si parla di orientamento spesso lo si fa per affiancare i neolaureati nella ricerca di un posto di lavoro, personalmente credo questi percorsi debbano essere inseriti già al termine delle superiori meglio ancora se alla fine delle medie quando veramente si inizia a disegnare il percorso formativo che porterà i ragazzi verso il loro futuro. Ritengo ideale partire dalle medie perchè potrebbero esserci ragazzi e ragazze che hanno delle doti innate per mestieri artigianali che oggi si stanno perdendo e che invece spesso offrono sbocchi professionali migliori che non per laureati plurimasterizzati, professioni che si tende oggi a snobbare perchè ritenute di serie B, commettendo uno degli errori più grandi; ricordiamoci che falegnami, sarti, artisti, calzolai, tutti coloro che utilizzano la loro manualità per lavorare sono stati coloro che hanno portato l’Italia ad eccellere ed a diventare famosa in tutto il mondo per il famoso Made in Italy ancora oggi ricercato più di quanto possiamo immaginare.

Avanti quindi per questa strada, augurandoci che la scuola riesca a coprire queste mancanze ataviche e si affianchi al mondo del lavoro nella ricerca della migliore formazione possibile per i nostri figli.

Alla prossima!!

Chi di negatività ferisce, di negatività perisce….

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La stazione di Waterloo della metro di Londra
La stazione di Waterloo della metro di Londra

Le festività si avvicinano, con questo post voglio un pò uscire dai canoni di questo blog che tratta prevalentemente argomenti inerenti le risorse umane, per parlare di un tema che riguarda un pò tutti noi: uno stile di vita legato ad una visione positiva del mondo ed un ritorno ai quei valori che per tanti anni hanno contraddistinto il Bel Paese.

Da tanto tempo mi sentite parlare di “cambiamento“, di “positività“, di “valori“; la mia recente visita in UK ed in particolare a Londra hanno evidenziato ancor di più questi concetti; non posso esimermi dunque, dal fare considerazioni che escono dalla pura e semplice gestione delle risorse umane ma che riguardano un vero e proprio modo di vivere.

La crisi ha colpito duramente noi Italiani ma lo ha fatto in egual modo in tutta Europa, il problema è che gli altri reagiscono, noi siamo rimasti completamente inebetiti dallo tzsunami economico ed ancora oggi, a parte rare eccezioni, siamo ancora li con le mani in mano ad aspettare che qualcuno di porti in salvo, politici compresi.

Gli Inglesi da questo punto di vista ci danno centinaia di punti; non voglio parlare della bellezza di Londra come città, mi piace però sottolineare quanto di bello ho visto, sentito e letto in questi cinque giorni tra la popolazione londinese: positività da parte governativa, positività degli imprenditori locali, gestione eccellente della cosa pubblica, attività private per lo sviluppo della cultura pubblica, l’essere fieri di fare qualsiasi tipo di lavoro e di conseguenza questo spirito positivo che contagia chiunque si trovi in quel Paese, Italiani compresi.

a) Positività Governativa
Il 5 dicembre il governo britannico ha presentato un documento chiamato “Autumn Statement” una sorta di documento della programmazione economico finanziaria di noaltri, che viene redatto però annualmente. A parte che nessun giornale Italiano ha menzionato la cosa contrariamente a quanto fatto per le notizie negative diramate invece a marzo di quest’anno (fate una ricerca sul web con le parole “previsioni economiche governo britannico” troverete solo notizie negative circa le previsioni economiche datate al più tardi marzo 2013); nel documento si evidenziano dati che in Italia ci sogniamo, ne evidenzio solo alcuni: cresita economica passa dallo 0,6% preventivata all’ 1,4% nel 2013 e nel 2014 salirà dal 1,8% preventivato al 2,4%;  occupazione/disoccupazione la prima vede un aumento di 400.000 posti di lavoro nel 2013, mentre la seconda cala di 200.000 unità scendendo al 7,6% nel 2013 con una previsione di scendere al 7% nel 2015 (noi siamo ufficialmente al 12,5% dati settembre 2013); sono previsti investimenti in infrastrutture (che sono già anni luce avanti a noi lo vedremo poi), diminuzione dei contributi per chi assume giovani con una creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro.

b) Positività degli imprenditori locali
A seguito di questi dati diramati dal governo, l’altra sera l’Evening Standard un quotidiano britannico (tra l’altro distribuito gratuitamente all’uscita della metropolitana) ha intervistato alcuni piccoli e medi imprenditori locali per verificare se l’ottimismo governativo fosse reale e giustificato ebbene la stragrande maggioranza non solo ha confermato le parole del cancelliere ma ha anche rinforzato la dose portando esempi di come l’economia sia in ripresa, evidenziando persino il sentore di un aumento negli acquisti per le imminenti festività natalizie (guardate i nostri tg e vedrete negozianti che ancor prima di iniziare il periodo degli acquisti lamentano un calo sicuro delle vendite).

c) Gestione eccellente della cosa pubblica
Se c’è una cosa di cui sono rimasto impressionato riguarda proprio questo punto, facile direte voi visto che il nostro Paese non brilla certo per efficienza, non è solo questo, qui la gestione eccellente si mischia con i valori di civiltà del popolo inglese. Su tutti spicca la metropolitana che celebra quest’anno i 150 anni di vita (ho inserito appositamente la foto ad inizio post), una rete fittissima di linee che ti permettono di arrivare ovunque in pochissimo tempo, personale estremamente cortese e disponibile nel dispensare informazioni e dare aiuto ai viaggiatori, carrozze e stazioni pulite senza neanche un graffio (sedili in velluto perfettamente manutenuti). Non basta, bus che girano 24h su 24h, i principali musei ed edifici pubblici visitabili gratuitamente (British Museum su tutti), spazi di verde pubblico e parchi perfettamente manutenuti (alcune panchine in legno sono presenti sin dal 1914 ed ancora oggi sono in perfette condizioni).

d) Attività private per lo sviluppo della cultura pubblica
Mi piace parlare della splendida realizzazione studiata e realizzata da un attore e regista teatrale americano Sam Wanamaker in collaborazione con la donazione di migliaia di persone di tutto il mondo: il Globe. Rifacimento completo del vecchio teatro (con gli stessi accorgimenti e materiali usati all’epoca era il 1576) in cui Shakespeare portava in scena le sue opere. Introno a questo rifacimento è sorta una vera e propria fondazione che si occupa di promulgare la cultura shakespeiriana in UK e nel mondo attraverso piece teatrali, ma anche programmi educativi per scuolem università e adulti. Un bell’esempio di privato che si occupa di pubblico.

e) Essere fieri di fare qualsiasi tipo di lavoro
Sarà un caso o forse no, sta di fatto che a Londra gli inglesi non solo fanno i manager o si occupano di grandi ristoranti o gestiscono catene alberghiere di prestigio; sono ancora i proprietari di bancarelle, negozi di souvenir, piccole attività ambulanti di ristorazione, ecc.. Portobello’s Road, il mercato di Camden (ma non solo) sono ancora per la stragrande maggioranza in mano a negozianti inglesi, da noi probabilmente sarebbero già stati invasi dai commercianti cinesi. Ci sono molte imprese di costruzione al lavoro nella city, beh credetemi non ho visto un solo muratore che non fosse inglese, senza contare il fatto che tutti e dico tutti rispettano le normative sulla sicurezza.

f) Spirito positivo che contagia chiunque si trovi in quel Paese, Italiani compresi
Passeggiando e visitando ogni possibile angolo di Londra con la famiglia, compatibilmente con i tempi che avevamo, non potete immaginare quante volte mi sono imbattuto in ragazzi/e italiani che sono a Londra per studiare e/o lavorare, su tutti spicca un ragazzo siciliano laureato con 110 e lode in agraria, che a Portobello’s Road lavora come barman ma che ha già una lettera di impegno per l’assunzione in una azienda inglese ad inizio 2014, queste le sue parole: “sono venuto via da un Paese bellissimo e da una regione bellissima come la Sicilia, per darmi da fare visto che in Italia non si parla altro che di disoccupazione, qui si fatica ma si lavora, alla faccia di chi pensa che siamo bamboccioni“, mi sembra che il messaggio sia chiaro e forte.

In conclusione perdonatemi se questa volta sono stato lungo, credo però ne sia valsa la pena, dobbiamo riprenderci la nostra vita, tornare a guardare al mondo in modo positivo, darci da fare ed i giovani questo lo hanno capito sia che si trovino in Italia sia all’estero, il nostro popolo ha tutte le carte in regola per riuscirci. Parafrasando Obama e Sinatra “the best is yet to come“!!!!

Alla prossima!!

RIMETTERSI IN GIOCO… SEMPRE!

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Un momento del mio intervento in ISTAO
Un momento del mio intervento in ISTAO

Venerdì 14 Giugno ho partecipato, in qualità di relatore con un mio intervento, alla reunion annuale dell’ALUMNI CLUB di ISTAO; l’incontro è avvenuto con la formula di tre interventi su tre temi diversi tenuti da tre professionisti; gli ex alunni ISTAO sono stati suddivisi in tre gruppi sulla base della anzianità lavorativa: i “rookies” (da 0 a 5 anni di esperienza), i “professional” (da 6 a 15 anni di esperienza) ed i “senior” (da 16 anni in poi).

Sono onorato ad essere stato interpellato per tenere uno dei tre interventi su un tema che conosco molto bene e che riguarda sia il mio ruolo di consulente di outplacement che di coach professionista, il titolo è esattamente quello di questo post ovvero “Rimettersi in gioco… sempre” come ricollocarsi nel mondo del lavoro? Come crearsi nuovi obiettivi e nuovi stimoli? Come sfruttare al meglio le proprie potenzialità sul posto di lavoro? A queste domande e molte altre gli alumni ISTAO hanno tentato di dare delle risposte riunendosi nei tre gruppi sopra riportati per nove minuti prima del mio intervento e per altri nove minuti dopo il mio intervento in modo da trovare ulteriori spunti alla riflessione.

I risultati che sono emersi sono estremamente interessanti, oltre che per i contenuti, per il modo diverso di vedere la tematica da parte dei gruppi; emerge ad esempio che i rookies che rappresentato le nuove leve, i giovani, sono molto più a loro agio con l’idea del cambiamento costante, con l’idea di doversi sempre e comunque rimettersi in gioco. Il cambio repentino nel mercato del lavoro, la crisi, il nuovo mondo che ne sta emergendo, la flessibilità sono tutti avvenimenti che hanno cambiato i giovani, li hanno resi più avvezzi all’idea di non dare più nulla per scontato, di doversi sudare ogni santo giorno la possibilità non solo di fare carriera ma anche di meritare il posto di lavoro.

I ragazzi sono convinti che si devono cogliere le occasioni di cambiamento come se fossero occasioni di crescita personale, un modo estremamente positivo di porsi nei confronti delle novità; ritengono assolutamente necessario tenere sempre alto il livello delle proprie competenze, per cui sono fermamente convinti che occorra formarsi costantemente.

I professional hanno un punto di vista leggermente diverso dai giovani, rappresentano un’altra generazione, che si trova a metà tra l’estrema flessibilità dei rookies e la difficile convivenza col cambiamento dei senior. Hanno una visione maggiormente pragmatica dell’idea di rimettersi in gioco, legata più che altro alla propria posizione lavorativa attuale; questo significa pensare all’idea di trovare certamente sempre nuove opportunità ma di farlo all’interno della propria azienda, oppure indirizzandosi verso quelle aziende che, ad esempio, sono maggiormente legate all’export che in questa fase storica risulta essere caratteristica fondamentale, in poche parole traspare chiara l’idea di cercare comunque il più possibile un posto di lavoro in grado di dare sicurezza e stabilità. Cambiamento quindi certamente, ma per ambire comunque al classico posto fisso.

In ultimo i senior, in questo caso siamo in presenza della generazione con maggiore longevità lavorativa, quella in cui veramente l’idea predominante è legata al posto fisso, all’azienda in cui è possibile iniziare e finire la propria carriera lavorativa; questa generazione non nega il cambiamento ma lo vive più a livello personale che non lavorativo. Spesso sono persone che si sono trovate a dover reinventare la propria vita a causa della fine di un matrimonio o per un vissuto personale che li ha portati a dover rimettere in discussione tutto quanto fatto sino ad ora. Cambiamento anche nelle abitudini personali, cambiamento nel fisico, tutte cose con cui non è sempre facile convivere; in questo contesto la crisi ha dato una ulteriore mazzata, alcuni di loro si sono trovati a dover minare anche le poche sicurezze che avevano perdendo il posto di lavoro, dovendo gioco forza rimettersi in discussione a 360 gradi con enormi difficoltà.

L’incontro ha fatto emergere l’esatto spaccato generazionale che stiamo vivendo, in buona parte mi aspettavo questo tipo di reazioni, sono invece rimasto piacevolmente colpito dai giovani, perché credo abbiamo tutte le carte in regola per emergere e rendersi parte attiva del cambiamento avviandosi verso la strada del successo. Essere consapevoli che il mondo è cambiato, rendersi attivi e vigili verso nuove sfide, avere sempre voglia di aggiornare le proprie competenze, non porsi alcun limite geografico, vederli nuovamente affamati (ricordate il discorso di Steve Jobs “stay hungry stay foolish”?), quella “fame” che i senior e buona parte dei professional forse hanno perso per aver vissuto in epoche di forte agio che li ha portati a sedersi su quanto raggiunto dando ormai per scontato cose che in realtà la vita ci ha dimostrato non lo sono affatto.

Credo che tutti noi dobbiamo imparare dai giovani, dobbiamo rimetterci in discussione, guardare alla flessibilità non come allo straordinario ma come l’ordinario, ricordarsi che le competenze sono il nostro patrimonio più importante che va continuamente alimentato e ricordarsi che ogni difficoltà può essere tramutata in un’opportunità.

Alla prossima!!

Mercato del Lavoro: un’analisi personale sullo stato attuale.

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FindJobViene facile per me parlare di lavoro, occupandomi di outplacement ovvero accompagnare le persone in uscita dalle aziende, verso la ricerca di una nuova opportunità professionale, mi trovo quotidianamente a tastare il polso del mercato del lavoro.

Spesso ho toccato questo argomento nel blog ma mai come in questo periodo, mi rendo conto che le condizioni del “paziente” (inteso come mercato del lavoro che sicuramente non possiamo definire oggi sano e vigoroso) variano di mese in mese, condizioni altalenanti dovute chiaramente a questo protrasi della crisi economica. Mi preme quindi tentare di redigere una sorta di “bollettino medico” sullo stato del malato di questo inizio 2013.

Prima di partire con il bollettino permettemi però di fare una considerazione del tutto personale su come gli italiani stiano vivendo questo momento perchè credetemi, anche se posso sembrare un pazzo (ma vi garantisco che così non è) sono ancora in tanti nel nostro Paese a non aver capito in che momento storico ci troviamo. Capite da soli quante persone mi contattano quotidianamente per cercare una spalla che le supporti nella ricollocazione, spesso maleinterpretando il mio ruolo che è quello di ricevere l’incarico direttamente dalle aziende che dichiarano gli esuberi, di supportare i loro ex dipendenti in uscita, nella via verso una nuova opportunità lavorativa. Dicevo di quante persone mi contattano, ebbene se escludiamo chi è realmente senza lavoro, ci sono anche moltissime persone che pur disponendo di un lavoro (a tempo indeterminato) si ritengono insoddisfatti del loro impiego e vorrebbero cambiare. Discorso lecito certo, anzi doveroso sotto certi aspetti perchè alzarsi la mattina con l’idea di andare in un posto che odiamo non è certo la cosa migliore da fare, soprattutto a livello di salute mentale. Oggi però il contesto è diverso, oggi chi ha un posto di lavoro è bene che se lo tenga stretto, anche se questo non è quello che sognamo, sospendendo ogni possibile velleità di ricollocazione, almeno siano a quando il mercato del lavoro non dia chiari segnali di ripresa.

Non parlerò in questo post delle soluzioni che ritengo siano necessarie per invetire la tendenza, argomento che ho già trattato un paio di settimane fa (vedi post “Idee per l’agenda politica del futuro governo in tema di occupazione“); parto invece da alcuni dati chiari ed evidenti ai più su cosa sta realmente accadendo nelle aziende, senza giudicare se la strategia adottata sia giusta o sbagliata, cosa questa che lascio dedurre a voi.

Le aziende oggi per tentare di sopravvivere al calo vertiginoso degli ordinativi e quindi dei fatturati devono, gioco forza, diminuire i costi. Questa diminuzione di costi passa attraverso diverse scelte che l’azienda mette in campo: uso degli ammortizzatori sociali, accorpamento di alcune funzioni, ottimizzazione delle spese ecc.. Per quanto riguarda le ricadute in termini occupazionali oggi abbiamo operai ed impiegati di livello medio in cassa integrazione, quadri e dirigenti che invece vengono tagliati direttamente in quelle funzioni che le aziende ritengono accorpabili o gestibili con figure junior.

Il mercato comunque si muove, le aziende sono sempre alla ricerca di personale, ciò che è cambiato è la modalità di ingresso in azienda; ecco un breve quadro suddiviso per tipologia professionale:

Dirigenti e Quadri: se sono hanno esperienza ed operano su determinati settori, sono sempre ricercati dalle aziende, le assunzioni sono però difficilmente a tempo indeterminato, si parla di contratti a termine spesso come temporary manager o con contratti di consulenza. In questo modo l’azienda porta dentro know how ma a costi decisamente inferiori rispetto ad una assunzione vera e propria, oggi impossibile da sostenere.

Impiegati e Operai: le aziende tendono ad assumere chi ha sgravi fiscali (mobilità) anche se spesso vorrebbero figure junior ma con una esperienza da senior che di per se è chiaramente inconciliabile; anche in questo caso i contratti sono rigorosamente a termine tempi determinati, somministrazione in alcuni casi (specialmente per gli operai).

Giovani: va fatto un discorso a parte, è indubbio (nonostante i dati sulla disoccupazione che tra l’altro non mi trovano concorde) oggi sono quelli che hanno maggiori possibilità di trovare una opportunità lavorativa, anche qui cambia l’inserimento in azienda che passa attraverso lo stage, l’apprendistato, lavori a progetto.. dimenticatevi quindi contratti a tempo indeterminato da subito ed abituatevi al fatto che da ora in avanti sarà così; è chiaro… questo significa fare sacrifici che molti già conoscono sulla propria pelle, l’importante però è avere un percorso di carriera ben chiaro in mente e la determinazione ferrea a volerlo intraprendere; mai perdersi d’animo.

Chiudo con piccoli consigli su cv e ricerca di nuove opportunità; per prima cosa evitate cv che definisco “enciclopedici”, mi sono imbattuto in cv a cui mancava solo di essere rilegati, non verranno mai presi in considerazione dai selezionatori che sono, di norma, abituati a giudicare un cv in meno di 5 minuti; largo quindi a cv di massimo due pagine, evitate accuratamente i cv in formato europeo sono piatti e vuoti (lo avrò ripetuto non so quante volte eppure ancora ne vedo a palate) rendono tutti uguali, il cv invece deve essere il biglietto da visita della persona, deve differenziarlo dagli altri.

Lavorate sul vostro network di conoscenze ed ampliatelo più che potete, in Italia l’85% delle posizioni viaggia sul passaparola, sulla conoscenza personale; usate i social network in modo consono: si a Linkedin come social network professionale, attenzione a Facebook e Twitter specialmente su foto che pubblicate e commenti che fate, i professionisti dell’HR vi osservano e spesso vi tagliano fuori da una selezione per quello che scrivete e pubblicate; in termini di personal branding molto bene avviare blog che trattino argomenti relativi alle vostre competenze.

A proposito di competenze, ampliatele sempre, restate sempre aggiornati sul nuovo, fate formazione continua, oggi il miglior investimento che può fare un lavoratore è investire sulle sue conoscenze, lo studio e l’approfondimento non finiscono mai. La competenza e la conoscenza sono il nostro più grande tesoro che ci rende appetibili per le aziende, il “forziere” quindi va custodito con cura.

Alla prossima!