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RU e dintorni si ferma qui!

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That's all Folks
That’s all Folks

Carissimi,

L’avventura iniziata nel lontano 2011 volge al termine, mio malgrado mi trovo costretto ad interrompere le pubblicazioni; costretto perchè gli impegni di lavoro che aumentano di anno in anno e la nuova avventura professionale appena partita come libero professionista non mi lasciano più il tempo di scrivere con quella costanza che vorrei e soprattutto che è richiesta quando si avvia un blog.

Non ho certo intenzione di fermarmi a scrivere, adoro farlo per cui i miei contributi, quando avrò il tempo di farli, verranno pubblicati direttamente su Linkedin Pulse, basterà qundi essere un mio contatto su Linkedin per vedere l’aggiornamento.

Ho ricevuto diverse richieste di collaborazione da parte di alcuni professionisti per aiutarmi nella redazione del blog, ci ho pensato molto ad aprire ad altri (tra l’altro tutti validissimi professionisti), alla fine sono arrivato alla conclusione che non sarebbe più il mio blog ma un’altra cosa, per quanto ben fatta per cui meglio terminare ed eventualmente avviare nuovi progetti insieme a chi ne fosse interessato e che mi permettano di gestire al meglio il mio tempo.

Mi sembra però ingeneroso chiudere il blog e disperdere quanto di buono fatto in questi anni, questo non lo dico io ma lo dite voi che mi avete seguito con costanza, siamo arrivati a ben 1220 lettori abituali e non so quanti saltuari; ho quindi deciso di tentare di lasciare un segno indelebile della sua presenza raccogliendo i post migliori in un ebook, rivedendoli e ampliandoli, aggiungendo alla fine alcuni miei interventi fatti in questi anni nel corso di seminari ed incontri, su tematiche specifiche relative alle risorse umane.

Il lavoro è già iniziato, spero di riuscire a portarlo presto a termine, chi è mio contatto su Linkedin, Facebook e Twitter verrà chiaramente avvisato della sua uscita.

Grazie a tutti per avermi fatto compagnia in questo viaggio, e come dico sempre…. ALLA PROSSIMA!!

Riccardo

Analisi della crisi del sistema Paese – 1° puntata

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Che tipo di capi e collaboratori hanno bisogno le ns. aziende?

In questi mesi durante il mio girovagare per aziende, sto sempre più prendendo coscienza del perché l’Italia sembra non trovare la fine del tunnel di questa crisi che sembra essere infinita.

Sono sbalordito di quante eccellenze abbiamo a disposizione sia in termini di imprese che di singoli professionisti. Aziende e professionisti che però faticano ad incontrarsi, a mettersi in contatto gli uni con gli altri; vuoi perché si trovano a chilometri di distanza gli uni dagli altri, vuoi perché gli attuali organi di rappresentanza sono in piena crisi e faticano ad aggregare, anzi spesso sono in totale disgregazione.

Mi sono dato il compito di riuscire, nel mio piccolo, a mettere in contatto queste eccellenze, perché è da loro che questo Paese può tornare a correre, uscendo dall’immobilismo in cui si trova, riportando al centro la persona ed il fare impresa in modo innovativo, essendo predisposti al cambiamento.

La stampa, la politica, i talk show televisivi ci raccontano però spesso e volentieri l’altra faccia del Paese, quella legata ai vecchi modi di fare politica, ad una visione del mercato del lavoro che non c’è più, ad un settore pubblico ancora privilegiato rispetto al privato, ad un modo di fare impresa e ad un management ormai decisamente superato. Mi sono ripromesso di affrontare questi temi con una serie di post che andranno a toccare i vari argomenti; con questo primo articolo voglio toccare proprio il sistema di management che spesso, molto spesso, troviamo nelle aziende.

Prendo spunto da una discussione nata su LinkedIn nell’ultima settimana dal titolo “YES MEN non sono necessari e nemmeno utili….” in cui, prendendo spunto dalla immagine sopra riportata, si voleva mettere in evidenza come sia necessario per le imprese avere collaboratori e capi disposti a mettersi in discussione, liberi di proporre e di valutare proposte. Potrebbe sembrare una ovvietà, io stesso mesi fa toccai l’argomento, eppure dalla discussione emerge un quadro totalmente diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Ecco alcuni dei commenti in cui ometterò il nome del commentatore per motivi di privacy:

Sarà vero in teoria, ma, nella realtà, i/le capi/e amano circondarsi di rassicuranti leccaculo, anziché confrontarsi con collaboratori dotati di capacità d’iniziativa e di spirito critico. Del resto, i libri di economia aziendale, infarciti di astrazioni simili al messaggio che hai pubblicato, sono scritti da persone che non hanno mai lavorato in un’azienda!

Assolutamente d’accordo.. Purtroppo particolarmente in Italia e assolutamente nelle aziende pubbliche bisognerebbe rimuovere quelli che credono di essere dirigenti ma sono solo impiegatocoli al servizio del padrone…quanta strada da fare ancora in questo paese

Mah… Gli yes men si chiamano cosi perche’ la definizione e’ nata in america… Quindi yes men o not men non si nasce, si diventa… Uno yes man a chista sopra ha sempre fatto molto comodo e continuera’ a farlo…

Per alcuni, essere sempre d’accordo con il proprio AD o DG, ha voluto dire e vuole dire fare carriera o essere tra gli intoccabili nelle aziende. Io ho sempre creduto e credo, che fare bene il proprio lavoro e mettere in campo la propria professionalità voglia dire anche contraddire il proprio AD o DG “aiutandolo” a prendere le decisioni giuste, contraddire non è una dichiarazione di guerra, ma sintomo di intelligenza professionali che non tutti, al di là delle competenza hanno

Io sono definito un “rompiballe”, anche se qualcuno aggiunge che ne vorrebbe 10 di rompiballe come me. Dipende sempre dalle condizioni delle divergenze. In alcuni casi ho dovuto abbandonare il progetto prima dello schianto. Confermo che siamo personaggi poco graditi in certi ambiti…..

Situazione vissuta a entrambe le parti: sia come dg, sia come dirigente. stando sopra, avevo in uggia chi era d’accordo a prescindere…che me ne faccio di uno che non dà contributi? così come il bastian contrario preconcetto. Apprezzavo, e non credo possa essere diversamente, chi si comportava come me “sotto”: chi educatamente, cercava di argomentare una posizione diversa: ascoltavo per sommare la mia intelligenza e la mia visione a quella di altri; di solito con buoni risultati. non nego però che spesso la mia voglia di dir la mia non è piaciuta. magari con conseguenze!

Insomma capite bene come in realtà in Italia si predichi bene e si razzoli decisamente male, non c’è stato un commento uno che non si sia trovato d’accordo con quanto riportato nell’immagine, ma che all’atto pratico si è trovato in condizioni completamente diverse. Ha ragione la persona che dice che in Italia fai spesso carriera se sei sempre d’accordo con il tuo capo sia esso l’imprenditore che il dirigente di turno, come è altrettanto vero quanto riportato nell’ultimo commento, ovvero che spesso quando si ha la voglia di dire la propria difficilmente si piace e al contrario spesso si subiscono conseguenze.

Il propositivo è una risorsa per l’azienda, invece spesso diventa un problema da gestire, si diventa i cosiddetti “rompiballe” e spesso ci si ritrova messi alla porta; uno dei passi che questo Paese deve fare per ripartire è proprio quello di partire dalla frase delle fotografia, apriamoci al dialogo, rendiamo le nostre aziende un luogo in cui confrontarsi e far si che tutti contribuiscano al loro successo, proprio come avviene in quelle aziende di cui parlavo all’inizio, in quelle eccellenze che nonostante la burrasca, navigano senza timore di essere ribaltate. Questo non significa che dobbiamo contornarci di bastian contrari (esistono anche questi e lo sappiamo bene tutti) ma semplicemente ascoltare tornando veramente a mettere al centro le persone, un’azienda senza le persone che la compongono è una scatola vuota che può fare ben poco, ricordiamocelo.

Alla prossima!!

Costruitevi la vostra impiegabilità

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Costruirsi la propria impiegabilità
Costruirsi la propria impiegabilità

Dopo aver fatto riferimento alla necessità di attivare reali politiche attive del lavoro, questa volta voglio scendere direttamente sul campo parlando di come costruirsi la propria impiegabilità.

Il tema è di pubblica utilità ma chiaramente diventa preponderante per chi, in questo momento, si trova preso tra gli ingranaggi della crisi e quindi senza lavoro e per tutti coloro che, stanchi dell’assistenzialismo fine a se stesso, decidono di tirarsi su le maniche e di darsi da fare per trovare nuove opportunità di lavoro.

Per rimettersi sul mercato del lavoro non si può prescindere dal fare un’analisi approfondita ed onesta della propria situazione professionale, ciò significa domandarsi: chi sono professionalmente? Quali sono le mie competenze? In quali aree ho accumulato una forte esperienza? Da questa analisi emergerà una vostra fotografia professionale attuale.

Il secondo step è quello di stabilire i propri obiettivi professionali: dove volete andare a parare? Qual’è il vostro tipo di lavoro ideale? Quale area geografica vi interessa?

Una volta fissati gli obiettivi, riprendete in mano la vostra fotografia professionale e domandatevi: ho tutte le competenze per poter soddisfare il mio sogno? Si? Molto bene, tra poco vedremo come procedere; se la risposta è no occorre verificare come e se sia possibile colmare il gap formativo. In questo caso analizzate quali possano essere i corsi di formazione di vostro interesse, scegliete quello che per contenuti fa maggiormente al caso vostro ed investite in formazione. Spendere soldi per un corso che vi consenta di aumentare le vostre competenze, non è mai un investimento vano.

Mettete in atto politiche di Personal Branding, aumentate la vostra presenza sui social network, come spesso ho sottolineato in questo blog, concentratevi su quelli maggiormente efficaci per far conoscere il vostro brand, su tutti: Linkedin, Facebook, Twitter e se siete appassionati di scrittura anche un bel blog ricco di contenuti utili. In questa sede non mi fermerò ad analizzare ogni singolo social, basta che andiate a ritroso nei post e troverete alcuni approfondimenti, in alternativa visitate il sito dei ragazzi di Sestyle.

Non dimenticatevi di coltivare sempre il vostro network personale, è dimostrato che la maggior parte delle opportunità di lavoro scaturiscono proprio da una accurata cura dei propri contatti.

L’altro canale è quello definito “in chiaro” ovvero quello che ufficialmente è visibile a tutti; verificate quello che il mercato offre e candidatevi alla opportunità che trovate maggiormente interessanti per voi. Consiglio: non inviate mai e poi mai curriculum ad indirizzi email generici quali “info@…..” e via dicendo, equivale a gettare alle ortiche la vostra professionalità, non arriverà mai sulla scrivania della persona interessata. Cercate sempre un referente a cui indirizzare il cv, la mail del referente di norma è facilmente trovabile, basta ingegnarsi un pò e la rete ci premia.

E poi??? Perseverare, perseverare, perseverare; credete in voi stessi e nelle vostre capacità, non sarà una passeggiata, sappiate che cercare lavoro è un lavoro.

In ultimo, non sottovalutate la via della autoimprenditorialità, questo è particolarmente vero per figure medio alte come quadri e dirigenti che possono avere questo tipo di collocazione in determinate aree geogriche.

Se nel percorso, vi accorgete che la strada che avete tracciato non è quella corretta, meglio tornare a verificare gli obiettivi dopo di che, rimettersi all’opera con ancora più rigore di prima.

Chiudo con un ultimissimo consiglio: se vi bloccate e temete di non riuscire, chiedete aiuto ad un coach professionista (associazioni di riferimento ICF Italia ed AICP), vi supporterà nello sviluppo della propria autoconsapevolezza e potenzialità, permettendovi di affrontare con sempre maggiore responsabilità, il percorso che vi porterà al raggiungimento dei vostri obiettivi.

Ricordate sempre le parole di Goethe “Qualsiasi cosa sognate di poter fare, iniziatela”.

Alla prossima!!

“Anche io sono su Linkedin!” Si ma… come?

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Il logo di Linkedin
Il logo di Linkedin

Torno dopo qualche tempo sull’argomento social network ed in particolare su Linkedin; lo faccio con un post semiserio di cui mi scuso in anticipo con chi non lo capirà; l’idea non è chiaramente quella di offendere nessuno ma di far riflettere gli interessati sul perchè essere presenti su questo social e su come vada utilizzato.

La cosa in effetti fa sorridere, se ci pensate non passa un giorno che non esca un post, un articolo, un servizio televisivo o un corso di formazione in cui si parli di networking ed in particolare dell’uso di Linkedin per fare networking. Eppure nonostante tutto succede ancora questo:

1) Quelli che…. “sono su Linkedin ma non do il contatto a nessuno”: tipologia che solitamente vede tra le sue fila manager “ricercati” o persone in posizioni di “presunto” spicco in aziende e/o nella società. Dico presunto perchè poi magari scopri che la realtà è ben diversa, pochi contatti perchè non è tanto lui/lei a non concederli ma perchè nessuno è interessato a chiederli.

La domanda sorge spontanea: ma cosa ci stai a fare su Linkedin? Non è una moda e non fa figo avere pochi contatti!

2) Quelli che…. “io do la connessione solo a quelli che conosco”: tipologia assai diffusa a vari livelli, che in preda ad un eccesso di privacy si fidano solo di quelli che già hanno visto “de visu”, evidentemente partecipano a così tanti eventi ed incontri da avere un network elevato.

Le domanda è: sai a cosa serve Linkedin? L’affermazione invece recita: questo non ha un c…. da fare se presenzia ad ogni incontro. Concorderete che in entrambi i casi non se ne esce bene…

3) Quelli che…. “se vuoi la mia connessione devi avere la mia mail”: tipologia rara ma neanche tanto, che pretende che tu faccia una caccia al tesoro per riuscire ad entrarci in contatto, con il risultato che se alla fine la trovi (perchè alla fina la trovi ve lo garantisco) magari neanche premiano il tuo sforzo immane.

La domanda è: ma chi ti credi di essere? E a seguire nuovamente: sai a cosa serve Linkedin?

Mi fermo qui anche se di “quelli che….” ne avrei ancora tanti, come quelli con i profili senza foto, quelli con i profili incompleti, ecc..; voglio concludere con alcuni semplicissimi e basilari consigli: Linkedin serve per fare networking, fare networking significa conoscere persone, per conoscere persone occorre essere disponibili al contatto, prima magari virtuale poi anche personale, vale anche il contrario ma concorderete con me che se le persone le conoscete già, averle come connessione su Linkedin è un qualcosa in più che non cambia e non modifica in meglio la relazione, vero invece il contrario.

Scrivete sempre due righe di presentazione quando chiedete un contatto non andate con il messaggio che Linkedin da di default (tranne che in un caso che vi svelo alla fine del post), ringraziate quando vi chiedono una connessione, completate il profilo e fate si che la linea a fianco al vostro profilo che indica l’efficacia dello stesso sia al massimo, siate comunque discreti quando contattate persone di vostro interesse.

Ci sarebbe ancora tanto ma basta dare un’occhiata sul web e troverete tanti piccoli utili suggerimenti, da parte mia vi rimando a questo qui (cliccate), l’importante è capire che Linkedin è uno strumento di lavoro e per questo va utilizzato.

Alla prossima!!

P.S: dimenticavo il piccolo suggerimento, non dovrei dirlo ma visto che ho avvisato da tempo i referenti di Linkedin Italia ed ancora non sono corsi ai ripari, posso dirlo anche a voi: come sapete via web da un normale pc se volete contattare una persona con cui non condividete nulla (gruppi, esperienze di lavoro, ecc..), dovete avere la sua email; se avete uno smartphone o un tablet, se tentate di contattare la stessa persona usando le app di Linkedin, potete farlo senza avere alcun riferimento, semplicemente cliccando su “connetti”. Buona connessione!!!

MANAGER 2.0

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Il mondo dei Social Network
Il mondo dei Social Network

Dopo alcuni mesi torno su un argomento che nonostante il passare del tempo è sempre più di attualità, come reinventarsi? Come rimanere al passo con il mondo che cambia? Nel mio lavoro sono quotidianamente a contatto con tantissimi manager e non che sono stati estromessi dal mercato del lavoro a causa della crisi in atto e che spesso si sentono persi nella nuova realtà.

Premetto che i concetti di cui parlerò sono riconducibili a tutti non solo a chi è in una situazione emergenziale come chi si trova senza un lavoro, è indubbio però che per questi ultimi, confrontarsi con questi concetti diventa la priorità assoluta se si vuole pensare di rimettersi in pista.

Prendo spunto inoltre da due guru nel settore con cui, in questi giorni, sto incrociando le strade il primo è Luca Conti esperto di social media, giornalista e blogger di successo, curatore della collana web & marketing 2.0 di Hoepli, mentre il secondo o meglio i secondi sono Luigi Centenaro e Tommaso Sorchiotti due tra i più autorevoli esperti di personal branding in Italia autori del libro dal titolo Personal Branding uscito recentemente in versione aggiornata ed edito da Hoepli.

Dicevo che sto incrociando le loro strade in questi giorni perchè con Luca, che conosco da tempo, ci siamo visti ieri assistendo ad un suo intervento proprio sull’argomento in questione, all’interno del Progetto Scena di Federmanager Marche, un progetto formativo per i dirigenti marchigiani; mentre con i secondi sono alle prese con la lettura del loro testo aggiornato e che avevo già letto in prima versione.

Parlando con molti manager mi sono accorto che sono ancora moltissimi quelli che hanno grosse difficoltà di alfabetizzazione informatica, credetemi sono ancora tanti quelli che non sanno neanche inviare una email, compito che hanno sempre fatto svolgere ai loro assistenti; figuriamoci se ci mettiamo a parlare di social network o peggio ancora di politiche di personal branding. Eppure da qui occorre partire, perchè se ancora non è chiaro ai più, nella vita c’è sempre da imparare, non mettersi in discussione, ritenersi talmente superiori da dire “a me questa cosa non interessa” porta inevitabilmente ad un isolamento e ad essere risucchiati nel mucchio, diventando anonimi ed irraggiungibili se non tramite canali di vecchia data che prevedono sforzi abominevoli a fronte di risultati totalmente insufficienti.

La prima cosa che suggerisco ai manager è quella di iniziare a concepirsi come un brand e che come tale deve essere promosso e venduto sul mercato, come dice Centenaro noi tutti facciamo personal branding anche incosapevolmente: il modo in cui ci vestiamo, il modo in cui ci presentiamo e parliamo con gli altri, anche solo il modo di camminare fa si che le persone che incrociamo ci mettano addosso una etichetta; sta a noi far si che quella etichetta sia la migliore possibile e diventi un vero e proprio brand a cui ambire. Se vedete passare una Panda per strada neanche ci fate caso, ma se incrociate una Ferrari è indubbio che vi fermerete ad ammirarla, sta a voi passare per una Panda o scegliere di diventare una Ferrari. Come?

Il web in questo senso è un potente mezzo per promuovere praticamente a costo zero la nostra professionalità ed unicità, come tutti gli strumenti di questo tipo però ha i suoi pro e contro che se mal gestiti possono portare al risultato diametralmente opposto. In particolare i Social Network offrono delle possibilità di promozione in ambito personal branding che non possono essere snobbate; ieri Luca Conti faceva notare ai manager presenti che:

1) I social network non sono una moda passeggera come qualcuno può pensare

2) I social network non sono un gioco, nonostante qualcuno li utilizzi per gioco (con le dovute conseguenze)

3) Non è possibile farne a meno (specialmente in ottica di personal branding)

4) Non possiamo usare la scusa che non abbiamo tempo per utilizzarli, con le tecnologie a disposizione (smart phone, tablet) 15 minuti al giorno riusciamo comunque a trovarli

Come in tanti avranno capito sto parlando di cose che per molti possono sembrare elementari ma lo faccio appositamente perchè sto parlando principalmente a chi si sta affacciando solo ora in questo mondo.

Come iniziare dunque, personalmente suggerisco di non disperdere energie iscrivendosi ad ogni social network che incrociamo, ma selezionarli sulla base delle nostre esigenze: in ambito professionale non si può prescidere dall’iscriversi a Linkedin (www.linkedin.com), una sorta di cv on line che deve essere curato nei minimi dettagli e non superficialmente (a partire dalla vostra foto), questa è la vostra carta di identità prfessionale, più informazioni professionali ci sono più alte saranno le possibilità di essere presi in considerazione, senza contare la possibilità di partecipare in discussioni su gruppi tematici di vostro interesse. Tenete presente che oggi la stragrande maggioranza degli HR non solo va a verificare on line chi siete ma sempre più spesso è sul web ed in particolare su Linkedin che effettuano la ricerca di personale.

Twitter (www.twitter.com) è altrettanto importante, una vera e propria fonte di informazione, una testa giornalistica in tempo reale disponibile 24 ore su 24, contenuti veloci in soli 14o caratteri con link di approfondimento su pagine web esterne al social network. Iniziate col seguire testate giornalistiche e personaggi di riferimento, ritwittate ovvero condividete con i vostri follwers (chi vi segue) le notizie che ritenete più interessanti e piano piano iniziate anche a voi ad inserire contenuti. Se condividete cose interessanti i vostri followers aumenteranno di giorno in giorno dandovi maggiore visibilità.

Facebook (www.facebook.com) è un must, utile se non altro perchè praticamente quasi tutti gli utenti del web sono iscritti, avviate un profilo nel caso vogliate promuovervi come persona o una pagina nel caso abbiate intenzione di promuovere la vostra attività. Attenzione a cosa pubblicate, usare Facebook pensando che sia un gioco è il più grande errore che viene commesso dalla stragrande maggioranza degli utenti.

In ultimo, siete un professionista con determinate specializzazioni? Volete condividere con gli altri la vostra conoscenza? Ve la cavate con la scrittura? Aprite un blog e riempitelo di contenuti. In questo caso è importante darsi una regola, di norma un post alla settimana permette un certo flusso costante di persone che aumenterà di settimana in settimana se ciò di cui parlate offre ai vostri utenti informazioni utili ed interessanti. Su quale piattaforma aprire il blog? Personalmente consiglio WordPress (www.wordpress.com) semplice, intuitiva, gratuita, non occorre conoscere l’html, la piattaforma vi da la possibilità di scrivere un testo come foste su word, aggiungere semplicemente foto o grafici se volete e in men che non si dica tutto è pubblicato on line.

Concludo con una semplice indicazione, la prima cosa che fanno oggi i recruiter che seguono le selezioni è quella di andare su Google ed inserire il nome del candidato per vedere cosa salta fuori, ATTENZIONE dunque alla vostra REPUTAZIONE on line, da questo dipende il vostro Personal Branding; mettete sempre la massima attenzione in ciò che scrivete e sui contenuti che inserite nel web, possono portarvi alle stelle se adeguati e interessanti come all’inferno se fuori luogo ed inutili.

Alla prossima!

Webliografia

Luca Conti ed il suo Pandemia (www.pandemia.info)

Centenaro e Sorchiotti per il Personal Branding (www.personalbranding.it)

Hoepli Editore pubblica molti testi inerenti il web 2.0 anche in formato ebook (www.hoepli.it)

Mercato del Lavoro: un’analisi personale sullo stato attuale.

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FindJobViene facile per me parlare di lavoro, occupandomi di outplacement ovvero accompagnare le persone in uscita dalle aziende, verso la ricerca di una nuova opportunità professionale, mi trovo quotidianamente a tastare il polso del mercato del lavoro.

Spesso ho toccato questo argomento nel blog ma mai come in questo periodo, mi rendo conto che le condizioni del “paziente” (inteso come mercato del lavoro che sicuramente non possiamo definire oggi sano e vigoroso) variano di mese in mese, condizioni altalenanti dovute chiaramente a questo protrasi della crisi economica. Mi preme quindi tentare di redigere una sorta di “bollettino medico” sullo stato del malato di questo inizio 2013.

Prima di partire con il bollettino permettemi però di fare una considerazione del tutto personale su come gli italiani stiano vivendo questo momento perchè credetemi, anche se posso sembrare un pazzo (ma vi garantisco che così non è) sono ancora in tanti nel nostro Paese a non aver capito in che momento storico ci troviamo. Capite da soli quante persone mi contattano quotidianamente per cercare una spalla che le supporti nella ricollocazione, spesso maleinterpretando il mio ruolo che è quello di ricevere l’incarico direttamente dalle aziende che dichiarano gli esuberi, di supportare i loro ex dipendenti in uscita, nella via verso una nuova opportunità lavorativa. Dicevo di quante persone mi contattano, ebbene se escludiamo chi è realmente senza lavoro, ci sono anche moltissime persone che pur disponendo di un lavoro (a tempo indeterminato) si ritengono insoddisfatti del loro impiego e vorrebbero cambiare. Discorso lecito certo, anzi doveroso sotto certi aspetti perchè alzarsi la mattina con l’idea di andare in un posto che odiamo non è certo la cosa migliore da fare, soprattutto a livello di salute mentale. Oggi però il contesto è diverso, oggi chi ha un posto di lavoro è bene che se lo tenga stretto, anche se questo non è quello che sognamo, sospendendo ogni possibile velleità di ricollocazione, almeno siano a quando il mercato del lavoro non dia chiari segnali di ripresa.

Non parlerò in questo post delle soluzioni che ritengo siano necessarie per invetire la tendenza, argomento che ho già trattato un paio di settimane fa (vedi post “Idee per l’agenda politica del futuro governo in tema di occupazione“); parto invece da alcuni dati chiari ed evidenti ai più su cosa sta realmente accadendo nelle aziende, senza giudicare se la strategia adottata sia giusta o sbagliata, cosa questa che lascio dedurre a voi.

Le aziende oggi per tentare di sopravvivere al calo vertiginoso degli ordinativi e quindi dei fatturati devono, gioco forza, diminuire i costi. Questa diminuzione di costi passa attraverso diverse scelte che l’azienda mette in campo: uso degli ammortizzatori sociali, accorpamento di alcune funzioni, ottimizzazione delle spese ecc.. Per quanto riguarda le ricadute in termini occupazionali oggi abbiamo operai ed impiegati di livello medio in cassa integrazione, quadri e dirigenti che invece vengono tagliati direttamente in quelle funzioni che le aziende ritengono accorpabili o gestibili con figure junior.

Il mercato comunque si muove, le aziende sono sempre alla ricerca di personale, ciò che è cambiato è la modalità di ingresso in azienda; ecco un breve quadro suddiviso per tipologia professionale:

Dirigenti e Quadri: se sono hanno esperienza ed operano su determinati settori, sono sempre ricercati dalle aziende, le assunzioni sono però difficilmente a tempo indeterminato, si parla di contratti a termine spesso come temporary manager o con contratti di consulenza. In questo modo l’azienda porta dentro know how ma a costi decisamente inferiori rispetto ad una assunzione vera e propria, oggi impossibile da sostenere.

Impiegati e Operai: le aziende tendono ad assumere chi ha sgravi fiscali (mobilità) anche se spesso vorrebbero figure junior ma con una esperienza da senior che di per se è chiaramente inconciliabile; anche in questo caso i contratti sono rigorosamente a termine tempi determinati, somministrazione in alcuni casi (specialmente per gli operai).

Giovani: va fatto un discorso a parte, è indubbio (nonostante i dati sulla disoccupazione che tra l’altro non mi trovano concorde) oggi sono quelli che hanno maggiori possibilità di trovare una opportunità lavorativa, anche qui cambia l’inserimento in azienda che passa attraverso lo stage, l’apprendistato, lavori a progetto.. dimenticatevi quindi contratti a tempo indeterminato da subito ed abituatevi al fatto che da ora in avanti sarà così; è chiaro… questo significa fare sacrifici che molti già conoscono sulla propria pelle, l’importante però è avere un percorso di carriera ben chiaro in mente e la determinazione ferrea a volerlo intraprendere; mai perdersi d’animo.

Chiudo con piccoli consigli su cv e ricerca di nuove opportunità; per prima cosa evitate cv che definisco “enciclopedici”, mi sono imbattuto in cv a cui mancava solo di essere rilegati, non verranno mai presi in considerazione dai selezionatori che sono, di norma, abituati a giudicare un cv in meno di 5 minuti; largo quindi a cv di massimo due pagine, evitate accuratamente i cv in formato europeo sono piatti e vuoti (lo avrò ripetuto non so quante volte eppure ancora ne vedo a palate) rendono tutti uguali, il cv invece deve essere il biglietto da visita della persona, deve differenziarlo dagli altri.

Lavorate sul vostro network di conoscenze ed ampliatelo più che potete, in Italia l’85% delle posizioni viaggia sul passaparola, sulla conoscenza personale; usate i social network in modo consono: si a Linkedin come social network professionale, attenzione a Facebook e Twitter specialmente su foto che pubblicate e commenti che fate, i professionisti dell’HR vi osservano e spesso vi tagliano fuori da una selezione per quello che scrivete e pubblicate; in termini di personal branding molto bene avviare blog che trattino argomenti relativi alle vostre competenze.

A proposito di competenze, ampliatele sempre, restate sempre aggiornati sul nuovo, fate formazione continua, oggi il miglior investimento che può fare un lavoratore è investire sulle sue conoscenze, lo studio e l’approfondimento non finiscono mai. La competenza e la conoscenza sono il nostro più grande tesoro che ci rende appetibili per le aziende, il “forziere” quindi va custodito con cura.

Alla prossima!

LINKEDIN: esiste il profilo perfetto?

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Ieri sera ho partecipato all’incontro organizzato da Fior di Risorse (@FiordiRisorse) ospiti di D.I.MAR e dalla sua HR Manager Cristina Traini, la famosa azienda di Corridonia (MC) che si occupa della commercializzazione con il proprio brand Sapore di Mare, di pesce surgelato, in cui si è discusso di Linkedin, degli ultimi sviluppi e del suo utilizzo.

Ospiti della serata Andrea Attanà (@AndreaAttana) Account Executive di Linkedin Italia e Luca Conti (@pandemia) Blogger di fama nazionale nonché consulente per i Social Media ed autore, tra gli altri, del libro “Lavoro e Carriera con Linkedin”. Entrambi gli ospiti, sotto l’attenta regia di Osvaldo Danzi, hanno allietato la platea parlando di questo social media dedicato in larghissima parte al mercato del lavoro.

Inutile dire che la platea era composta in larga parte da persone che operano nel mondo HR curiosi di capire cosa Linkedin ci regalerà per il futuro anche in ambito di funzioni prettamente Corporate, ovvero dedicate esclusivamente alle aziende in chiave di recruiting.

In questa sede non mi voglio soffermare sui servizi Corporate perché chiaramente sono un ambito ristretto alle aziende, mi preme però portare alla vostra attenzione le curiosità che sono emerse nel corso della discussione, soprattutto per chi usa questo strumento, dal lato ricerca di nuove opportunità lavorative.

Sono emerse ad esempio piccole, ma a mio parere importanti, discrepanze tra le app per i dispositivi mobile e la versione su internet: su tutte il fatto che in internet se chiedi la connessione ad una persona puoi farlo direttamente solo nel caso in cui si è lavorato insieme, si è collaborato, si partecipa agli stessi gruppi, negli altri casi il software, giustamente, richiede almeno la conoscenza della email della persona che si vuole contattare, in modo da evitare richieste di connessione basate sul nulla. Al contrario nelle app per i dispositivi mobile, basta cliccare “invita a entrare in” ed il gioco è fatto senza alcuna limitazione di sorta; cosa questa che contraddice in pieno quanto portato avanti nella versione internet.

Ma la cosa più interessante che è emersa dalla discussione riguarda la domanda che da il titolo a questo post, ovvero come deve essere un profilo per risultare interessante in chiave di recruiting? Nel succedersi degli interventi di HR di importanti aziende del territorio come: Elica, Indesit, Ariston Thermo, Loccioni solo per fare qualche nome, si è capito che non esiste un “profilo perfetto”, ovvero quel profilo a cui tutti noi ambiamo e che cerchiamo con tutte le nostre forze di raggiungere, se non altro seguendo la “maledetta” barra di completamento del profilo che Linkedin ci propina in alto a destra accanto alla visualizzazione del nostro profilo.

Gli HR interpellati infatti hanno dato tutte versioni diverse, c’è chi guarda il profilo in 10 secondi perché oberato da cv e candidature e che in quel flash riesce già a farsi una idea del candidato tanto da scartarlo o meno per i livelli successivi di approfondimento, chi invece guarda solo profili junior per filosofia aziendale, altri tengono d’occhio le esperienze e le segnalazioni, altri ancora e qui si arriva alla massima accuratezza, si prendono persino la briga di andare a vedere come il candidato si muove all’interno dei gruppi a cui è iscritto, verificandone il livello di partecipazione che, in alcuni casi, può essere un segnale negativo anziché positivo. Mi spiego meglio con le parole testuali della recruiter intervistata “se un programmatore è molto attivo nei gruppi in cui è iscritto mi viene il sospetto che in realtà programmi poco…”, chiaro il messaggio no?

Di sicuro e su questo tutti concordano, sono assolutamente banditi profili senza foto, incompleti se non altro nelle esperienze di lavoro e con pochissimi contatti, segno evidente che si sta in Linkedin tanto per starci ed a quel punto tanto vale non esserci, cosa questa che vale per qualsiasi social network.

A buon intenditor poche parole!!

Alla prossima!

SOCIAL NETWORK: c’è il rischio di perdersi. Parte Seconda.

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Riprendo il discorso dell’ultimo post per tornare a parlare di social network e di come oggi, non si possa più fare a meno di averci a che fare.

Giornali, siti web, libri, riviste, programmi televisivi tutti parlano dei social network, ma quali usare e come per evitare di farsi prendere dalla “social media mania”?

Nell’ultimo post ho parlato di quali sono quelli che ritengo fondamentali in ottica di personal branding, gestione del tempo e massimizzazione dei risultati in termini lavorativi: Linkedin, Twitter, Facebook e WordPress, vediamo ora di approfondire il perché essere presenti e come cercare di utilizzarli al meglio.

LINKEDIN: il social network professionale per eccellenza, essere presenti qui è inevitabile per tutti coloro che cercano nuove opportunità lavorative o che vogliono creare un network con professionisti dello stesso settore, per scambiare opinioni attraverso i gruppi di discussione tematici.

Il primo passo è quello di completare il proprio profilo professionale in tutte le sue parti, evidenziando le proprie specializzazioni e conoscenze senza dimenticare di mettere la propria foto, le persone con cui entrerai in contatto vogliono vederti in faccia, in particolare se possono essere interessati al tuo profilo professionale per offrirti una nuova opportunità lavorativa.

Il secondo è quello di entrare in gruppi di discussione relativi al proprio ambito lavorativo, in modo da scambiare opinioni con colleghi e professionisti del settore, mettendo in evidenza le proprie competenze ed arricchire il proprio bagaglio di conoscenze.

In ultimo quando volete entrare in contatto con altri professionisti consiglio di evitare la modalità “amicizia” se non avete mai visto la persona, ma di richiedere il contatto scrivendo due righe di presentazione spiegando il motivo per cui avreste piacere di “linkare” la persona e non dimenticare di ringraziare una volta ottenuta la connessione.

TWITTER: come ho detto nell’ultimo post su Twitter è possibile avere in tempo reale qualsiasi tipo di notizia, rimandando attraverso link ad approfondimenti su altri siti web. Qualche piccolo consiglio: seguire solo chi ci interessa, mettere sempre una foto sul proprio profilo, non usare un nick anonimo, mettere sempre una piccola bio, rispondere e verificare chi ci menziona, non inserire solo testo ma anche video, foto o link ad altri contenuti che chiaramente prima dovete aver letto in prima persona.

FACEBOOK: personalmente, non è la prima volta che lo dico, non vedo Facebook come un social network utile in ambito professionale anzi, credo sia un potenziale pericolo per la propria reputazione digitale.

Facebook nasce e si sviluppa come social network per il divertimento, le persone lo usano come se fossero dentro le quattro pareti di casa o al bar con gli amici, inconsapevoli che il mondo intero può vedere ciò che pubblicano, ivi compresi i propri datori di lavoro o i potenziali tali. Evitate quindi: di pubblicare foto non proprio consone, di scrivere critiche verso l’attuale datore di lavoro, di evidenziare opinioni di natura politica. Rispetto agli esordi oggi Facebook permette di giostrare al meglio con le impostazioni della privacy, usatele bene per evitare di incorrere in questi errori che possono costarvi caro. Facebook può invece essere ben utilizzato dalle aziende per avere un contatto diretto con i propri clienti.

WORDPRESS: in questo caso parliamo di una piattaforma gratuita per l’apertura di un blog personale, molto utile quindi per chi ha la passione per la scrittura e vuole pubblicare contenuti inerenti la propria professione. Questo ci consente di entrare in contatto con altri professionisti e lettori appassionati ai temi che trattiamo ed allo stesso tempo fornire a potenziali nuovi datori di lavoro, informazioni aggiuntive sulla nostra professionalità. Fondamentale dare costanza alla pubblicazione dei contenuti altrimenti meglio non farlo.

Chiudo il post ribadendo che questi sono i social network per me essenziali e che, con un tempo limitato, possono essere tenuti in costante aggiornamento grazie anche ai tablet e soprattutto agli smartphone che ormai sono di dominio pubblico.

Alla prossima!

SOCIAL NETWORK: c’è il rischio di perdersi. Parte Prima

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Ormai tutti parlano di social networking, negli ultimi tempi non c’è un giornale, una rivista, un blog che non dedichi articoli o post sul tema dei social network, una vera e propria overdose di informazione.

Aziende e persone vengono richiamati quotidianamente dalle sirene del social media di turno: Facebook, Twitter, Linkedin, Google+, Youtube e via discorrendo (vedi grafico a fianco); nascono social network quasi con cadenza mensile, va da se che siamo in presenza di una offerta decisamente superiore rispetto alla domanda, il rischio? Semplice, quello di perdersi inesorabilmente nel labirinto, con il risultato di sprecare tempo, non ottenere i risultati sperati e ritrovarsi con in mano un pugno di mosche.

Con il post di oggi e con quella della settimana prossima, voglio cercare di mettere un po’ di ordine tra tutta questa offerta, direzionandovi su quei social media in cui, secondo me, è rigorosamente vietato non essere presenti, in un ottica di:

–        personal branding,

–        gestione del tempo,

–        massimizzazione dei risultati

Da operatore del mondo risorse umane, i miei consigli non sono rivolti alle aziende (sulla cui coerenza nell’uso dei social network ci si potrebbe scrivere un libro) ma a tutte quelle persone che in un momento difficile come quello attuale per il mercato del lavoro, si trovano a dover competere con altri professionisti per poter essere scelti dalle aziende.

Naturalmente per prima cosa occorre definire gli obiettivi: chi sono? Quali sono le mie competenze? Quali aziende mi interessa colpire? Sono interessato a posizioni di lavoro che siano a pochi chilometri dalla mia abitazione o sono disposto a valutare un raggio più ampio?

Una volta che abbiamo risposto a queste domande ed abbiamo chiaro il nostro ambito di azione, risulta abbastanza facile capire che il primo passo da fare per chi cerca lavoro è senza dubbio quello di iscriversi a Linkedin (www.linkedin.com), il social network professionale che ti permette di creare una sorta di cv on line visibile a tutte le persone con cui ci collegheremo, ampliando di giorno in giorno il nostro network, entrando in contatto con una rete sempre più fitta di aziende e professionisti.

Bene abbiamo messo piede nella giungla dei social network, adesso? A questo punto nei profili di Linkedin con cui entreremo in contatto scorrendoli troveremo che la stragrande maggioranza degli utenti ha un nick name vicino alla parola Twitter, ecco ci siamo imbattuti nel secondo social network a cui non è possibile non essere iscritti. Twitter (www.twitter.com) significa letteralmente cinguettare ovvero scambiare in 140 battute (come scrivere un sms) concetti o rimandi a pagine web con contenuti più ampi ed approfonditi; impossibile non esserci, autentica fonte di informazioni, tutti i maggiori organi di stampa e giornalisti sono presenti, così come esperti dei più disparati settori, fino alla gente comune. Al contrario di altri social network qui non occorre chiedere il permesso per seguire (follow) un autore presente in Twitter, basta cliccare sul tasto “segui” ed il gioco è fatto, lo stesso vale per coloro che decidono di seguire quello che noi scriveremo (follower).

In pochi minuti siamo già a quota due, a questo punto anche noi siamo a tutti gli effetti parte integrante del mondo social, possiamo dire la nostra anche quando ci troviamo con gli amici i quali però immediatamente non mancheranno di dirci “ma come non sei su Facebook??”. A questo punto con estremo imbarazzo capiamo che un altro social network ci chiama a gran voce; Facebook (www.facebook.com), il social network per eccellenza, quello a cui praticamente tutto il mondo è iscritto, al suo interno troviamo praticamente di tutto: dal professore delle medie, al medico curante, all’avvocato, dal macellaio di fiducia, a tutti i possibili parenti che non vedevamo da secoli, amici che avevamo perso di vista da tempo e chi più ne ha più ne metta. Scopriamo però quasi subito che pur essendo presenti innumerevoli aziende, forse i contenuti del social network in questione rischiano di essere troppo personali, spesso prevedono persino un coinvolgimento emotivo o fin troppo goliardico, varrà la pena esserci?

Bene facciamo un primo punto della situazione: abbiamo il curriculum on line, siamo connessi con il mondo ed abbiamo notizie ed informazioni in tempo reale e con le stesse tempistiche noi possiamo dire la nostra e far pesare la nostra esperienza in determinati settori, in tempo reale siamo in contatto con tutti gli amici e le aziende che ci interessano. In ottica di personal branding, iniziamo ad essere abbastanza attivi, cosa ci manca? Dipende da chi siamo e da cosa abbiamo risposto alle domande che ho riportato in alto, certo essere presenti su questi tre social media in modo corretto significa impegnare già abbastanza tempo ed ottenere ottimi risultati in termini di resa, ma un’ultimo sforzo possiamo dedicarlo alla redazione di un blog, ovvero una sorta di diario on line, in cui appuntiamo quello che pensiamo sia utile dire per noi stessi e soprattutto per tutti coloro che decideranno di leggerci e che ci concederanno la loro attenzione. WordPress (www.wordpress.com) è uno dei maggiori fornitori di spazi gratuiti per la redazione di un blog personale, una sorta di giornale digitale in cui siamo noi a decidere i contenuti.

Ci sarebbero tanti altri social network: Google+, Youtube, Flickr, Myspace, Scoop.it, ecc.. alcuni di essi possono essere di supporto in termini di contenuti per i blog e gli altri social network, altri sono solo agli esordi, altri ancora sono realmente inutili, perché non dimentichiamoci che se è pur vero che oggi non possiamo non essere presenti nei social e quindi avere una vita virtuale, esiste pur sempre la bellezza della vita reale.

Chiudo qui il primo post sul tema, nella seconda parte che pubblicherò la prossima settimana, andrò ad analizzare per ogni social network citato i miei personali consigli su come muoversi all’interno di ognuno di essi, cercando di evitarvi di fare errori che potrebbero distruggere in un baleno la vostra reputazione digitale.

Alla prossima!

LinkedIn: Orsi o Leoni???

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La domanda è ovviamente una provocazione e riguarda il modo di fare networking in particolare su Linkedin, il social network professionale per eccellenza. Se siete iscritti a Linkedin con molta probabilità vi sarete imbattuti in alcuni profili che riportano vicino al nome la dicitura LION, che vorrà mai dire?? La domanda è più che lecita anch’io me la sono posta più e più volte, alla fine ho risolto l’arcano, LION è l’acronimo di Linked In Open Networker che tradotto in italiano sarebbe una persona che vuole un network aperto per chiunque, ciò significa che accettano il contatto di qualsiasi persona lo chieda.

Prendo spunto da questo modo di essere networker per fare una digressione che segue, in parte, il filo di altre discussioni sul tema fatte da colleghi, blogger e personal brander. Cosa fare? Essere un “leone” aperto alle relazioni con chiunque rischiando di creare un network enorme ma che non coltiverai mai, oppure essere un “orso” chiuso nella stretta cerchia di chi conosci, non disponibile a dare connessioni a persone sconosciute?

Personalmente credo che la verità stia nel mezzo, come sempre del resto; molto dipende dal perché siamo su quel social network. La domanda da porsi quindi è: cosa mi aspetto dalla mia presenza su Linkedin? Se l’obiettivo è quello di essere ulteriormente in contatto con le persone che già conosco, far conoscere loro i miei sviluppi professionali, i progetti che sto portando avanti e che sviluppo, le eventuali nuove sfide professionali, allora possiamo anche essere “orsi” e relegare il nostro network solo a coloro che già conosciamo. Se invece la nostra presenza sul social network è in ottica personal branding, beh allora non possiamo che essere aperti al nuovo, disposti ad accettare le connessioni di molte delle persone che ce lo chiedono, perché dico molte e non tutte? Credo che anche una presenza in Linkedin per incrementare il personal branding e di conseguenza il proprio network, vada comunque regolata dal buon senso; ognuno di noi opera in un determinato settore, è in quel contesto che dobbiamo essere dei “leoni”, aperti a chiunque ci chieda connessione fossero anche concorrenti, ma se la richiesta ci viene da una persona che magari è all’estero e si occupa di tutt’altro, che senso ha essere connessi?? Riuscirò mai ad avere una relazione reale con lui/lei? Cosa posso dare e ricevere dalla connessione??

Come vedete quindi non c’è una verità assoluta, “leoni” o “orsi” che sia dobbiamo comunque ammettere che se siamo su un social network per definizione siamo li per fare relazioni, per forza di cose quindi dobbiamo essere disponibili a connetterci, possiamo scegliere se con più o meno moderazione, ma alla base deve esserci la disponibilità a fare network.

Chiudo con un paio di suggerimenti personali su come entrare in contatto con persone che ci interessa linkare:

1) Mai mandare inviti come amico se non conosciamo affatto la persona che stiamo contattando.
2) Scrivere sempre due righe di messaggio in cui spiegare il perché gradiremmo avere quella persona nel nostro network.
3) Ringraziare sempre, se possibile, la persona che ci ha chiesto il link scrivendo un breve messaggio di ringraziamento.

Sono suggerimenti elementari e che riguardano più le buone maniere che altro, ma vi assicuro che la maggior parte delle volte sono totalmente disattesi.

Alla prossima e…. buon network!!