RU e dintorni si ferma qui!
Carissimi,
L’avventura iniziata nel lontano 2011 volge al termine, mio malgrado mi trovo costretto ad interrompere le pubblicazioni; costretto perchè gli impegni di lavoro che aumentano di anno in anno e la nuova avventura professionale appena partita come libero professionista non mi lasciano più il tempo di scrivere con quella costanza che vorrei e soprattutto che è richiesta quando si avvia un blog.
Non ho certo intenzione di fermarmi a scrivere, adoro farlo per cui i miei contributi, quando avrò il tempo di farli, verranno pubblicati direttamente su Linkedin Pulse, basterà qundi essere un mio contatto su Linkedin per vedere l’aggiornamento.
Ho ricevuto diverse richieste di collaborazione da parte di alcuni professionisti per aiutarmi nella redazione del blog, ci ho pensato molto ad aprire ad altri (tra l’altro tutti validissimi professionisti), alla fine sono arrivato alla conclusione che non sarebbe più il mio blog ma un’altra cosa, per quanto ben fatta per cui meglio terminare ed eventualmente avviare nuovi progetti insieme a chi ne fosse interessato e che mi permettano di gestire al meglio il mio tempo.
Mi sembra però ingeneroso chiudere il blog e disperdere quanto di buono fatto in questi anni, questo non lo dico io ma lo dite voi che mi avete seguito con costanza, siamo arrivati a ben 1220 lettori abituali e non so quanti saltuari; ho quindi deciso di tentare di lasciare un segno indelebile della sua presenza raccogliendo i post migliori in un ebook, rivedendoli e ampliandoli, aggiungendo alla fine alcuni miei interventi fatti in questi anni nel corso di seminari ed incontri, su tematiche specifiche relative alle risorse umane.
Il lavoro è già iniziato, spero di riuscire a portarlo presto a termine, chi è mio contatto su Linkedin, Facebook e Twitter verrà chiaramente avvisato della sua uscita.
Grazie a tutti per avermi fatto compagnia in questo viaggio, e come dico sempre…. ALLA PROSSIMA!!
Riccardo
Analisi della crisi del sistema Paese – 1° puntata
In questi mesi durante il mio girovagare per aziende, sto sempre più prendendo coscienza del perché l’Italia sembra non trovare la fine del tunnel di questa crisi che sembra essere infinita.
Sono sbalordito di quante eccellenze abbiamo a disposizione sia in termini di imprese che di singoli professionisti. Aziende e professionisti che però faticano ad incontrarsi, a mettersi in contatto gli uni con gli altri; vuoi perché si trovano a chilometri di distanza gli uni dagli altri, vuoi perché gli attuali organi di rappresentanza sono in piena crisi e faticano ad aggregare, anzi spesso sono in totale disgregazione.
Mi sono dato il compito di riuscire, nel mio piccolo, a mettere in contatto queste eccellenze, perché è da loro che questo Paese può tornare a correre, uscendo dall’immobilismo in cui si trova, riportando al centro la persona ed il fare impresa in modo innovativo, essendo predisposti al cambiamento.
La stampa, la politica, i talk show televisivi ci raccontano però spesso e volentieri l’altra faccia del Paese, quella legata ai vecchi modi di fare politica, ad una visione del mercato del lavoro che non c’è più, ad un settore pubblico ancora privilegiato rispetto al privato, ad un modo di fare impresa e ad un management ormai decisamente superato. Mi sono ripromesso di affrontare questi temi con una serie di post che andranno a toccare i vari argomenti; con questo primo articolo voglio toccare proprio il sistema di management che spesso, molto spesso, troviamo nelle aziende.
Prendo spunto da una discussione nata su LinkedIn nell’ultima settimana dal titolo “YES MEN non sono necessari e nemmeno utili….” in cui, prendendo spunto dalla immagine sopra riportata, si voleva mettere in evidenza come sia necessario per le imprese avere collaboratori e capi disposti a mettersi in discussione, liberi di proporre e di valutare proposte. Potrebbe sembrare una ovvietà, io stesso mesi fa toccai l’argomento, eppure dalla discussione emerge un quadro totalmente diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Ecco alcuni dei commenti in cui ometterò il nome del commentatore per motivi di privacy:
“Sarà vero in teoria, ma, nella realtà, i/le capi/e amano circondarsi di rassicuranti leccaculo, anziché confrontarsi con collaboratori dotati di capacità d’iniziativa e di spirito critico. Del resto, i libri di economia aziendale, infarciti di astrazioni simili al messaggio che hai pubblicato, sono scritti da persone che non hanno mai lavorato in un’azienda!”
“Assolutamente d’accordo.. Purtroppo particolarmente in Italia e assolutamente nelle aziende pubbliche bisognerebbe rimuovere quelli che credono di essere dirigenti ma sono solo impiegatocoli al servizio del padrone…quanta strada da fare ancora in questo paese”
“Mah… Gli yes men si chiamano cosi perche’ la definizione e’ nata in america… Quindi yes men o not men non si nasce, si diventa… Uno yes man a chista sopra ha sempre fatto molto comodo e continuera’ a farlo…”
“Per alcuni, essere sempre d’accordo con il proprio AD o DG, ha voluto dire e vuole dire fare carriera o essere tra gli intoccabili nelle aziende. Io ho sempre creduto e credo, che fare bene il proprio lavoro e mettere in campo la propria professionalità voglia dire anche contraddire il proprio AD o DG “aiutandolo” a prendere le decisioni giuste, contraddire non è una dichiarazione di guerra, ma sintomo di intelligenza professionali che non tutti, al di là delle competenza hanno”
“Io sono definito un “rompiballe”, anche se qualcuno aggiunge che ne vorrebbe 10 di rompiballe come me. Dipende sempre dalle condizioni delle divergenze. In alcuni casi ho dovuto abbandonare il progetto prima dello schianto. Confermo che siamo personaggi poco graditi in certi ambiti…..”
“Situazione vissuta a entrambe le parti: sia come dg, sia come dirigente. stando sopra, avevo in uggia chi era d’accordo a prescindere…che me ne faccio di uno che non dà contributi? così come il bastian contrario preconcetto. Apprezzavo, e non credo possa essere diversamente, chi si comportava come me “sotto”: chi educatamente, cercava di argomentare una posizione diversa: ascoltavo per sommare la mia intelligenza e la mia visione a quella di altri; di solito con buoni risultati. non nego però che spesso la mia voglia di dir la mia non è piaciuta. magari con conseguenze!”
Insomma capite bene come in realtà in Italia si predichi bene e si razzoli decisamente male, non c’è stato un commento uno che non si sia trovato d’accordo con quanto riportato nell’immagine, ma che all’atto pratico si è trovato in condizioni completamente diverse. Ha ragione la persona che dice che in Italia fai spesso carriera se sei sempre d’accordo con il tuo capo sia esso l’imprenditore che il dirigente di turno, come è altrettanto vero quanto riportato nell’ultimo commento, ovvero che spesso quando si ha la voglia di dire la propria difficilmente si piace e al contrario spesso si subiscono conseguenze.
Il propositivo è una risorsa per l’azienda, invece spesso diventa un problema da gestire, si diventa i cosiddetti “rompiballe” e spesso ci si ritrova messi alla porta; uno dei passi che questo Paese deve fare per ripartire è proprio quello di partire dalla frase delle fotografia, apriamoci al dialogo, rendiamo le nostre aziende un luogo in cui confrontarsi e far si che tutti contribuiscano al loro successo, proprio come avviene in quelle aziende di cui parlavo all’inizio, in quelle eccellenze che nonostante la burrasca, navigano senza timore di essere ribaltate. Questo non significa che dobbiamo contornarci di bastian contrari (esistono anche questi e lo sappiamo bene tutti) ma semplicemente ascoltare tornando veramente a mettere al centro le persone, un’azienda senza le persone che la compongono è una scatola vuota che può fare ben poco, ricordiamocelo.
Alla prossima!!
Costruitevi la vostra impiegabilità
Dopo aver fatto riferimento alla necessità di attivare reali politiche attive del lavoro, questa volta voglio scendere direttamente sul campo parlando di come costruirsi la propria impiegabilità.
Il tema è di pubblica utilità ma chiaramente diventa preponderante per chi, in questo momento, si trova preso tra gli ingranaggi della crisi e quindi senza lavoro e per tutti coloro che, stanchi dell’assistenzialismo fine a se stesso, decidono di tirarsi su le maniche e di darsi da fare per trovare nuove opportunità di lavoro.
Per rimettersi sul mercato del lavoro non si può prescindere dal fare un’analisi approfondita ed onesta della propria situazione professionale, ciò significa domandarsi: chi sono professionalmente? Quali sono le mie competenze? In quali aree ho accumulato una forte esperienza? Da questa analisi emergerà una vostra fotografia professionale attuale.
Il secondo step è quello di stabilire i propri obiettivi professionali: dove volete andare a parare? Qual’è il vostro tipo di lavoro ideale? Quale area geografica vi interessa?
Una volta fissati gli obiettivi, riprendete in mano la vostra fotografia professionale e domandatevi: ho tutte le competenze per poter soddisfare il mio sogno? Si? Molto bene, tra poco vedremo come procedere; se la risposta è no occorre verificare come e se sia possibile colmare il gap formativo. In questo caso analizzate quali possano essere i corsi di formazione di vostro interesse, scegliete quello che per contenuti fa maggiormente al caso vostro ed investite in formazione. Spendere soldi per un corso che vi consenta di aumentare le vostre competenze, non è mai un investimento vano.
Mettete in atto politiche di Personal Branding, aumentate la vostra presenza sui social network, come spesso ho sottolineato in questo blog, concentratevi su quelli maggiormente efficaci per far conoscere il vostro brand, su tutti: Linkedin, Facebook, Twitter e se siete appassionati di scrittura anche un bel blog ricco di contenuti utili. In questa sede non mi fermerò ad analizzare ogni singolo social, basta che andiate a ritroso nei post e troverete alcuni approfondimenti, in alternativa visitate il sito dei ragazzi di Sestyle.
Non dimenticatevi di coltivare sempre il vostro network personale, è dimostrato che la maggior parte delle opportunità di lavoro scaturiscono proprio da una accurata cura dei propri contatti.
L’altro canale è quello definito “in chiaro” ovvero quello che ufficialmente è visibile a tutti; verificate quello che il mercato offre e candidatevi alla opportunità che trovate maggiormente interessanti per voi. Consiglio: non inviate mai e poi mai curriculum ad indirizzi email generici quali “info@…..” e via dicendo, equivale a gettare alle ortiche la vostra professionalità, non arriverà mai sulla scrivania della persona interessata. Cercate sempre un referente a cui indirizzare il cv, la mail del referente di norma è facilmente trovabile, basta ingegnarsi un pò e la rete ci premia.
E poi??? Perseverare, perseverare, perseverare; credete in voi stessi e nelle vostre capacità, non sarà una passeggiata, sappiate che cercare lavoro è un lavoro.
In ultimo, non sottovalutate la via della autoimprenditorialità, questo è particolarmente vero per figure medio alte come quadri e dirigenti che possono avere questo tipo di collocazione in determinate aree geogriche.
Se nel percorso, vi accorgete che la strada che avete tracciato non è quella corretta, meglio tornare a verificare gli obiettivi dopo di che, rimettersi all’opera con ancora più rigore di prima.
Chiudo con un ultimissimo consiglio: se vi bloccate e temete di non riuscire, chiedete aiuto ad un coach professionista (associazioni di riferimento ICF Italia ed AICP), vi supporterà nello sviluppo della propria autoconsapevolezza e potenzialità, permettendovi di affrontare con sempre maggiore responsabilità, il percorso che vi porterà al raggiungimento dei vostri obiettivi.
Ricordate sempre le parole di Goethe “Qualsiasi cosa sognate di poter fare, iniziatela”.
Alla prossima!!
MANAGER 2.0
Dopo alcuni mesi torno su un argomento che nonostante il passare del tempo è sempre più di attualità, come reinventarsi? Come rimanere al passo con il mondo che cambia? Nel mio lavoro sono quotidianamente a contatto con tantissimi manager e non che sono stati estromessi dal mercato del lavoro a causa della crisi in atto e che spesso si sentono persi nella nuova realtà.
Premetto che i concetti di cui parlerò sono riconducibili a tutti non solo a chi è in una situazione emergenziale come chi si trova senza un lavoro, è indubbio però che per questi ultimi, confrontarsi con questi concetti diventa la priorità assoluta se si vuole pensare di rimettersi in pista.
Prendo spunto inoltre da due guru nel settore con cui, in questi giorni, sto incrociando le strade il primo è Luca Conti esperto di social media, giornalista e blogger di successo, curatore della collana web & marketing 2.0 di Hoepli, mentre il secondo o meglio i secondi sono Luigi Centenaro e Tommaso Sorchiotti due tra i più autorevoli esperti di personal branding in Italia autori del libro dal titolo Personal Branding uscito recentemente in versione aggiornata ed edito da Hoepli.
Dicevo che sto incrociando le loro strade in questi giorni perchè con Luca, che conosco da tempo, ci siamo visti ieri assistendo ad un suo intervento proprio sull’argomento in questione, all’interno del Progetto Scena di Federmanager Marche, un progetto formativo per i dirigenti marchigiani; mentre con i secondi sono alle prese con la lettura del loro testo aggiornato e che avevo già letto in prima versione.
Parlando con molti manager mi sono accorto che sono ancora moltissimi quelli che hanno grosse difficoltà di alfabetizzazione informatica, credetemi sono ancora tanti quelli che non sanno neanche inviare una email, compito che hanno sempre fatto svolgere ai loro assistenti; figuriamoci se ci mettiamo a parlare di social network o peggio ancora di politiche di personal branding. Eppure da qui occorre partire, perchè se ancora non è chiaro ai più, nella vita c’è sempre da imparare, non mettersi in discussione, ritenersi talmente superiori da dire “a me questa cosa non interessa” porta inevitabilmente ad un isolamento e ad essere risucchiati nel mucchio, diventando anonimi ed irraggiungibili se non tramite canali di vecchia data che prevedono sforzi abominevoli a fronte di risultati totalmente insufficienti.
La prima cosa che suggerisco ai manager è quella di iniziare a concepirsi come un brand e che come tale deve essere promosso e venduto sul mercato, come dice Centenaro noi tutti facciamo personal branding anche incosapevolmente: il modo in cui ci vestiamo, il modo in cui ci presentiamo e parliamo con gli altri, anche solo il modo di camminare fa si che le persone che incrociamo ci mettano addosso una etichetta; sta a noi far si che quella etichetta sia la migliore possibile e diventi un vero e proprio brand a cui ambire. Se vedete passare una Panda per strada neanche ci fate caso, ma se incrociate una Ferrari è indubbio che vi fermerete ad ammirarla, sta a voi passare per una Panda o scegliere di diventare una Ferrari. Come?
Il web in questo senso è un potente mezzo per promuovere praticamente a costo zero la nostra professionalità ed unicità, come tutti gli strumenti di questo tipo però ha i suoi pro e contro che se mal gestiti possono portare al risultato diametralmente opposto. In particolare i Social Network offrono delle possibilità di promozione in ambito personal branding che non possono essere snobbate; ieri Luca Conti faceva notare ai manager presenti che:
1) I social network non sono una moda passeggera come qualcuno può pensare
2) I social network non sono un gioco, nonostante qualcuno li utilizzi per gioco (con le dovute conseguenze)
3) Non è possibile farne a meno (specialmente in ottica di personal branding)
4) Non possiamo usare la scusa che non abbiamo tempo per utilizzarli, con le tecnologie a disposizione (smart phone, tablet) 15 minuti al giorno riusciamo comunque a trovarli
Come in tanti avranno capito sto parlando di cose che per molti possono sembrare elementari ma lo faccio appositamente perchè sto parlando principalmente a chi si sta affacciando solo ora in questo mondo.
Come iniziare dunque, personalmente suggerisco di non disperdere energie iscrivendosi ad ogni social network che incrociamo, ma selezionarli sulla base delle nostre esigenze: in ambito professionale non si può prescidere dall’iscriversi a Linkedin (www.linkedin.com), una sorta di cv on line che deve essere curato nei minimi dettagli e non superficialmente (a partire dalla vostra foto), questa è la vostra carta di identità prfessionale, più informazioni professionali ci sono più alte saranno le possibilità di essere presi in considerazione, senza contare la possibilità di partecipare in discussioni su gruppi tematici di vostro interesse. Tenete presente che oggi la stragrande maggioranza degli HR non solo va a verificare on line chi siete ma sempre più spesso è sul web ed in particolare su Linkedin che effettuano la ricerca di personale.
Twitter (www.twitter.com) è altrettanto importante, una vera e propria fonte di informazione, una testa giornalistica in tempo reale disponibile 24 ore su 24, contenuti veloci in soli 14o caratteri con link di approfondimento su pagine web esterne al social network. Iniziate col seguire testate giornalistiche e personaggi di riferimento, ritwittate ovvero condividete con i vostri follwers (chi vi segue) le notizie che ritenete più interessanti e piano piano iniziate anche a voi ad inserire contenuti. Se condividete cose interessanti i vostri followers aumenteranno di giorno in giorno dandovi maggiore visibilità.
Facebook (www.facebook.com) è un must, utile se non altro perchè praticamente quasi tutti gli utenti del web sono iscritti, avviate un profilo nel caso vogliate promuovervi come persona o una pagina nel caso abbiate intenzione di promuovere la vostra attività. Attenzione a cosa pubblicate, usare Facebook pensando che sia un gioco è il più grande errore che viene commesso dalla stragrande maggioranza degli utenti.
In ultimo, siete un professionista con determinate specializzazioni? Volete condividere con gli altri la vostra conoscenza? Ve la cavate con la scrittura? Aprite un blog e riempitelo di contenuti. In questo caso è importante darsi una regola, di norma un post alla settimana permette un certo flusso costante di persone che aumenterà di settimana in settimana se ciò di cui parlate offre ai vostri utenti informazioni utili ed interessanti. Su quale piattaforma aprire il blog? Personalmente consiglio WordPress (www.wordpress.com) semplice, intuitiva, gratuita, non occorre conoscere l’html, la piattaforma vi da la possibilità di scrivere un testo come foste su word, aggiungere semplicemente foto o grafici se volete e in men che non si dica tutto è pubblicato on line.
Concludo con una semplice indicazione, la prima cosa che fanno oggi i recruiter che seguono le selezioni è quella di andare su Google ed inserire il nome del candidato per vedere cosa salta fuori, ATTENZIONE dunque alla vostra REPUTAZIONE on line, da questo dipende il vostro Personal Branding; mettete sempre la massima attenzione in ciò che scrivete e sui contenuti che inserite nel web, possono portarvi alle stelle se adeguati e interessanti come all’inferno se fuori luogo ed inutili.
Alla prossima!
Webliografia
Luca Conti ed il suo Pandemia (www.pandemia.info)
Centenaro e Sorchiotti per il Personal Branding (www.personalbranding.it)
Hoepli Editore pubblica molti testi inerenti il web 2.0 anche in formato ebook (www.hoepli.it)
LinkedIn: Orsi o Leoni???
La domanda è ovviamente una provocazione e riguarda il modo di fare networking in particolare su Linkedin, il social network professionale per eccellenza. Se siete iscritti a Linkedin con molta probabilità vi sarete imbattuti in alcuni profili che riportano vicino al nome la dicitura LION, che vorrà mai dire?? La domanda è più che lecita anch’io me la sono posta più e più volte, alla fine ho risolto l’arcano, LION è l’acronimo di Linked In Open Networker che tradotto in italiano sarebbe una persona che vuole un network aperto per chiunque, ciò significa che accettano il contatto di qualsiasi persona lo chieda.
Prendo spunto da questo modo di essere networker per fare una digressione che segue, in parte, il filo di altre discussioni sul tema fatte da colleghi, blogger e personal brander. Cosa fare? Essere un “leone” aperto alle relazioni con chiunque rischiando di creare un network enorme ma che non coltiverai mai, oppure essere un “orso” chiuso nella stretta cerchia di chi conosci, non disponibile a dare connessioni a persone sconosciute?
Personalmente credo che la verità stia nel mezzo, come sempre del resto; molto dipende dal perché siamo su quel social network. La domanda da porsi quindi è: cosa mi aspetto dalla mia presenza su Linkedin? Se l’obiettivo è quello di essere ulteriormente in contatto con le persone che già conosco, far conoscere loro i miei sviluppi professionali, i progetti che sto portando avanti e che sviluppo, le eventuali nuove sfide professionali, allora possiamo anche essere “orsi” e relegare il nostro network solo a coloro che già conosciamo. Se invece la nostra presenza sul social network è in ottica personal branding, beh allora non possiamo che essere aperti al nuovo, disposti ad accettare le connessioni di molte delle persone che ce lo chiedono, perché dico molte e non tutte? Credo che anche una presenza in Linkedin per incrementare il personal branding e di conseguenza il proprio network, vada comunque regolata dal buon senso; ognuno di noi opera in un determinato settore, è in quel contesto che dobbiamo essere dei “leoni”, aperti a chiunque ci chieda connessione fossero anche concorrenti, ma se la richiesta ci viene da una persona che magari è all’estero e si occupa di tutt’altro, che senso ha essere connessi?? Riuscirò mai ad avere una relazione reale con lui/lei? Cosa posso dare e ricevere dalla connessione??
Come vedete quindi non c’è una verità assoluta, “leoni” o “orsi” che sia dobbiamo comunque ammettere che se siamo su un social network per definizione siamo li per fare relazioni, per forza di cose quindi dobbiamo essere disponibili a connetterci, possiamo scegliere se con più o meno moderazione, ma alla base deve esserci la disponibilità a fare network.
Chiudo con un paio di suggerimenti personali su come entrare in contatto con persone che ci interessa linkare:
1) Mai mandare inviti come amico se non conosciamo affatto la persona che stiamo contattando.
2) Scrivere sempre due righe di messaggio in cui spiegare il perché gradiremmo avere quella persona nel nostro network.
3) Ringraziare sempre, se possibile, la persona che ci ha chiesto il link scrivendo un breve messaggio di ringraziamento.
Sono suggerimenti elementari e che riguardano più le buone maniere che altro, ma vi assicuro che la maggior parte delle volte sono totalmente disattesi.
Alla prossima e…. buon network!!